Posizioni di apertura verso il Giappone e la Corea del Sud sono state manifestate dalla Cina in seguito all’acuirsi delle tensioni di quest’ultima con gli USA e molti altri paesi, causate dalla controversa gestione iniziale della pandemia.
L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accusato Pechino di non aver frenato la diffusione del virus, rilevata per la prima volta alla fine dell’anno scorso nella città cinese centrale di Wuhan e di non aver condiviso le informazioni in modo tempestivo.
Trump ha affermato che gli Stati Uniti potrebbero “interrompere ogni relazione diplomatica e commerciale con la Cina”, minacciando nuove imposizioni di tariffe.
Analoghe posizioni sono state espresse con fermezza dall’Australia, tra i principali partner commerciali della Cina, che ha aperto un’indagine indipendente sulle origini del COVID-19, spingendo la Cina medesima a ritorsioni che rischiano di danneggiare fortemente il settore agricolo australiano, come la sospensione delle importazioni di carne bovina e tariffe antidumping sull’orzo australiano.
La Cina è anche in aperto contrasto con Stati Uniti, Europa, Nuova Zelanda per la partecipazione di Taiwan all’OMS come osservatore.
A fronte di tutte queste tensioni, il gigante asiatico ha apparentemente mirato a rafforzare i legami con i suoi vicini, Giappone e Corea del Sud in testa, data la previsione di un peggioramento delle relazioni con gli USA da qui fino alle elezioni presidenziali di novembre.
Tokyo ha finora adottato una posizione più morbida contro la Cina rispetto agli altri paesi, nel tentativo di migliorare i legami commerciali, nonostante la preoccupante situazione relativa alle contese territoriali sulle isole Senkaku, in cui nelle scorse settimane si sono avuti due sconfinamenti di navi militari cinesi in acque territoriali giapponesi.
(Jief/Dire)