OJI, una storia di affetto e di business tra Italia e Giappone

Simone e Veronica De Luca sono due giovani imprenditori di Prato che, circa quattro anni fa, spinti dal grande affetto per il loro cane (venuto a mancare improvvisamente), hanno deciso di ricordarlo dedicandogli una linea di abbigliamento.

Un’impronta di Oji ( questo il nome del loro cane, di razza akita) è infatti il tema principale del marchio omonimo che sta facendo rapidamente il giro del mondo arrivando fino in Giappone.

“Oji era il nome del nostro akita inu e, quando ci ha lasciato, io e Veronica abbiamo deciso di dedicare il logo delle nostre magliette e il nome del marchio a OJI”, afferma Simone nel corso dell’intervista concessa a FocusGiappone.

Una scelta che ha portato fortuna all’azienda che oggi, dopo aver conquistato le migliori vetrine in Italia nella distribuzione medio-alta, volge lo sguardo all’estero e in particolare al Giappone, il luogo a cui si sentono sentimentalmente piu’ vicini.

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“Per lavorare con serieta` e con una visione di lungo termine in Giappone – prosegue Simone – abbiamo un’ equipe pronta per vendere a partire dalla prossima stagione.
Nell’ultimo anno i contatti dal Giappone sono stati più di dieci tra compratori, negozianti, stampa e televisione e per questo abbiamo deciso di occuparci personalmente di curarne ogni rapporto, anche grazie al prezioso aiuto di molti italiani che vivono a Tokyo, con cui è nato un bellissimo rapporto”.

I rapporti commerciali tra Italia e Giappone sono solidi e di lunga data e si basano, soprattutto nel settore moda e abbigliamento, sul grande apprezzamento che i giapponesi hanno verso la creativita` italiana, la tradizione e la capacita` di innovare in ogni momento.

Il volume dell’export italiano nel settore abbigliamento in Giappone e` in continua crescita e nel 2016 ha raggiunto un valore di oltre 850 milioni di euro all’anno, trascinato dal fascino esercitato dal “made in Italy”.

In particolare il caso di OJI ha le carte in regola per essere un caso emblematico di come una vicinanza culturale e umana tra i due paesi si rifletta positivamente anche sul comportamento dei consumatori e sulla crescita per un’ azienda.

“Il Giappone si è mostrato sensibile alla nostra storia perchè è tutta legata all’akita inu, che ha contribuito per la gran parte a stimolare l’interesse dei giapponesi perchè per loro è un cane sacro e parte della loro cultura”.

Sul piano culturale e operativo, particolarmente realistiche e utili sono le considerazioni maturate da Simone: “abbiamo potuto notare delle differenze sotto l’aspetto etico e dell’apprezzamento: i giapponesi sono, secondo me, più selezionatori, hanno come dire un “palato fine”!

Il mercato giapponese è un mercato da studiare prima di tentare un approccio.

Proprio da questo è scaturita la nostra decisione di attendere la prossima stagione, per essere al massimo della perfezione.

La nostra filosofia aziendale è sempre stata quella di prepararsi bene prima di intraprendere un nuovo percorso”.

Un percorso vincente stando ai numeri e ai riscontri: OJI sta diventano un’icona ed una realtà importante e in via di espansione verso nuovi settori e nuovi mercati.

Attraverso una attenta preparazione, una comunicazione efficace e strumenti come fiere (Pitti Uomo e Bimbo, White Milano e presto Berlino) ed eventi, OJI si sta posizionando sui mercati con autorevolezza come una promessa di cui a breve c’e` da scommetterci si sentira` parlare.

Per chi volesse curiosare questo è il loro sito : http://www.ojiitalia.com/