Tradizionalmente chiuso verso l’immigrazione ma alle prese con forti carenze di manodopera, il Giappone ha approvato la nuova legge che consentirà l’ingresso di manodopera straniera.
Il provvedimento, che è stato fortemente osteggiato dalle opposizioni e che ha provocato furiose liti in parlamento, diverrà operativo dal prossimo aprile: si tratterà di un flusso migratorio regolato con un nuovo sistema di visti controllato attraverso accordi diretti tra governi, escludendo ogni intermediario o organizzazione che, in passato, ha speculato sugli stessi lavoratori stranieri.
Per favorire l’integrazione degli immigrati è prevista la creazione di centri per gli immigrati che forniranno loro sostegno e informazioni utili.
DI QUALI SETTORI SI TRATTA?
Si tratta dei settori in cui si concentra maggiormente la carenza di personale, a causa del calo della popolazione: agricoltura, edilizia, ristorazione, settore alberghiero ma anche addetti a molti altri servizi, come ad esempio l’assistenza domiciliare ed infermieristica.
CON QUALE VISTO SI POTRA’ RISIEDERE?
Il Governo ha introdotto due categorie di visti: il primo riguarda lavoratori (con la conoscenza della lingua e cultura giapponese) con basse qualifiche in quattordici settori, della durata di cinque anni al massimo, senza dare la possibilità di portare con sé le proprie famiglie. Il secondo visto, per chi ha requisiti più specifici, per lo più professionisti, è rinnovabile e potrà ottenere una residenza permanente.
In questa categoria è prevista la possibilità di avere la propria famiglia al seguito.
CHI NE POTRA’ BENEFICIARE??
I Paesi più coinvolti in questo flusso migratorio controllato saranno quelli che fino ad oggi hanno maggiormente contribuito alla manodopera straniera del Giappone e che quindi meglio si adattano al sistema economico e sociale: Cambogia, Cina, Filippine, Indonesia, Mongolia, Myanmar, Nepal, Thailandia, Vietnam.
R.D.