Giappone: diffusi i nuovi dati sulle conseguenze dei disastri naturali sulla salute mentale

Secondo alcuni studi condotti dai ricercatori in seguito alle varie catastrofi naturali (in particolare dopo gli uragani Katrina e Rita negli Stati Uniti) è emerso che i sopravvissuti sono colpiti spesso da stress post-traumatico e demenza.

In seguito al terremoto e allo tsunami che hanno colpito il Giappone nel 2011 è stato possibile fare un ulteriore passo in avanti nella ricerca, potendo appurare i fattori che maggiormente sono responsabili del presentarsi di questi effetti sulla salute .

Ciò è stato possibile verificando alcuni dati raccolti sette mesi prima che si verificasse il terremoto, con uno studio svolto su un gruppo di anziani residenti nella prefettura di Miyagi, chiamato Japan Gerontological Evaluation Study (JAGES), che raccoglieva informazioni sul loro stato di salute ed invecchiamento.

Dopo 2 anni e mezzo i ricercatori hanno raccolto ulteriori dati tra i superstiti dello stesso gruppo di anziani: se prima dello tsunami alcuni sintomi di demenza erano stati riscontrati nel 4% dei membri più anziani del gruppo, 30 mesi dopo la percentuale è salita al 12%.

Ad aumentare anche la percentuale di persone che hanno segnalato di aver avuto ictus, da un precedente 3% ad un 7% in seguito alla catastrofe.

Da non sottovalutare, inoltre, l’aumento della percentuale di coloro che non avevano alcun rapporto con i vicini da un 1,5% a un 2,9%.

E’ emerso che le persone le cui case sono state distrutte, costrette quindi negli alloggi temporanei, hanno subito le più gravi conseguenze a livello cognitivo, mentre quelle con le case più danneggiate hanno avuto peggiori conseguenze sulla salute rispetto alle persone le cui case avevano subito danni lievi.

Quasi il 40 % del gruppo preso ad esame ha affermato di aver perso amici e parenti, anche se questo non sembra essere un fattore determinante per la salute mentale.

Il diminuire dei rapporti sociali, invece, insieme alla depressione, sembrano incidere particolarmente sulla demenza e sull’attività cognitiva, motivo per cui la perdita della casa con la conseguente separazione tra le persone possono accelerare il peggioramento sulla salute mentale fra i più vulnerabili, secondo quanto affermato dal ricercatore Hiroyuki Hikichi della Harvard University di Boston.

RD