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GIAPPONE – Coronavirus, chiusure, crisi del lavoro e sindacati.

Il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe ha ordinato nella giornata di ieri il divieto di entrata nel paese a chi viene dalle città sudcoreane di Daegu e Cheongdo, nella provincia del Gyeongsang settentrionale, area più colpita dai casi di Coronavirus. La decisione arriva dopo l’allerta data dal Ministro degli Affari Esteri Toshimitsu Motegi. Fino ad oggi il Giappone aveva attivato questo tipo di divieto solo per gli arrivi dalle provincie cinesi di Hubei e Zhejiang. Nel frattempo sono arrivati a sette i paesi che invece stanno vietando gli ingressi a chi proviene dal Giappone: si tratta di Israele, Samoa, Micronesia, Kiribati, Comoros, Tuvalu e Isole Solomon.
Le autorità scolastiche della regione settentrionale dell’Hokkaido intanto hanno deciso di chiudere temporaneamente circa 1.600 scuole primarie e secondarie. In questi giorni si sarebbero dovuti tenere colloqui e seminari per l’inserimento dei neo laureandi nelle aziende giapponesi, le quali hanno iniziato a sostituire agli incontri di persona i colloqui di lavoro telematici.
Il Governo si sta preparando ad affrontare due settimane che pare saranno particolarmente intense e cruciali per il paese, dal momento che si stanno incontrando difficoltà nel tracciare gli storici che hanno portato alla trasmissione dei singoli casi di virus. Nella giornata di martedì scorso il governo ha lanciato alcune misure, non prive di critiche dall’estero, per contenere i contagi del virus.
Con le misure prese per far fronte al virus si sono sollevati anche i sindacati giapponesi per tutelare i diritti dei lavoratori temporanei, che rischiano di non essere stipendiati per le assenze imposte dalle aziende. Infatti, secondo il sindacato General Union, alcune aziende non stanno rispettando l’articolo 26 della legge sulle norme del lavoro, che prevede per i lavoratori una remunerazione di almeno il 60% del normale salario in caso di assenza decisa dall’azienda.
Al momento i casi di Coronavirus in Giappone sono 161 (dato 26 febbraio), non includendo quelli che riguardano la nave da crociera Diamond Princess, che sono stimati essere 691.
(JIEF/DIRE)

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