La Tepco, il colosso energetico giapponese proprietario della centrale di Fukushima, ha inviato, per la prima volta, all’interno di un reattore della centrale nucleare (ricordiamo tutti il crollo dei reattori dello stabilimento dopo il terromoto e tsunami dell’undici marzo 2011), un robot con lo scopo di analizzare e “toccare” il combustibile nucleare fuso all’interno del reattore.
Le operazioni sono state concentrate sul reattore N.2: la sonda è stata manualmente inserita in una crepa del rettore ed è stata azionata a distanza, da un edificio limitrofo.
L’area di studio è stata di 2500 metri quadrati e la sonda, dotata di dosimetro e macchina fotografica, è riuscita a sollevare diversi detriti di combustibile e a scattare delle fotografie.
Quali risultati?
Secondo il portavoce della Tepco il test è stato un successo, indispensabile per programmare le future operazioni di estrazione del materiale radioattivo, anche se in alcuni punti della superficie analizzata bisognerà utilizzare mezzi diversi.
I dati ottenuti, come la radioattività, il peso, la temperatura e la durezza dei detriti, saranno quindi utilizzati per perfezionare il piano elaborato dalla società Tepco stessa, insieme al Governo giapponese, per rimuovere ed estrarre una piccola quantità di materiale (operazione prevista per la fine del 2019): nel 2021, invece, i tecnici prevedono che si possano recuperare grandi quantitativi dello stesso.
R.D.