La città di Fukuoka offre numerose aree museali per gli appassionati della cultura asiatica.
Il sito principale, il Fukuoka Art Museum, è oggi in ristrutturazione e rimarrà chiuso fino a marzo 2019.
Nel frattempo nella zona centrale della città sono aperti al pubblico due musei sulla storia e sulle tradizioni di Fukuoka (Fukuoka City Museum e Hakatamachiya Folk Museum), e il Fukuoka Asian Art Museum che raccoglie l’arte asiatica di epoca moderna e contemporanea.
Il FAAM si trova nella zona centrale del quartiere di Hakata, al settimo e ottavo piano del Rivieran Center Bld..
La struttura del museo è concentrata al piano inferiore, dove sono presenti le due gallerie, che occupano la maggior parte dello spazio espositivo e una mostra temporanea.
Al piano superiore si possono visitare una galleria di artisti contemporanei, una stanza dell’arte calligrafica, e un ambiente ricreativo-laboratoriale, il tutto arrichito dal panorama dei grattacieli circostanti.
La collezione del FAAM è una delle più ricche fra quelle che pongono l’attenzione sull’arte asiatica dal periodo moderno fino a quello contemporaneo.
Il percorso è suddiviso in tre settori, che identificano altrettanti periodi in cui i diversi artisti sono collocati: nel primo, le opere sono datate seconda metà del 19esimo secolo e mostrano la grande influenza, grazie anche alla spinta del colonialismo, della pittura occidentale.
Non tanto nei temi o nella simbologia, ma soprattutto nelle tecniche pittoriche (prospettiva e chiaroscuro) e nei materiali utilizzati (come i colori ad olio).
Nel secondo vengono esposti esempi della pittura asiatica della prima metà del 900 e ne viene sottolineata la vicinanza con i grandi artisti europei.
Lo studio di Matisse, Van Gogh, Gaugain è visto come stimolo e punto di partenza e conoscenza per creare una pittura altamente peculiare, che si serve di materiali e simboli locali.
Nell’ultimo periodo sono esposte opere della contemporaneità, legate anch’esse all’esempio delle innovazioni occidentali che proprio in quel momento si andavano definendo (pensiamo all’arte informale americana o italiana).
I pittori asiatici danno origine, grazie all’arte, ad un’espressione critica dei valori della società moderna in cui vivono e del consumismo ormai diffuso, parallelamente a quelli occidentali.
Se l’obbiettivo può essere considerato comune, le forme e i messaggi sono molto diversi.
Tutti abbiamo in mente le icone di Andy Worrol o la pop art di Hamilton e Rauschenberg, la critica ai mass media, al nuovo mondo dell’immagine e dell’apparenza; esempi differenti da opere asiatiche presenti nel museo come “Wedding party”di Liu Xiaodong, che anche se all’apparenza più sobrie e contenute lanciano un forte messaggio di denuncia sociale.
Una “prospettiva occidentale” si ritroverà maggiormente nella parte dell’esposizione dedicata all’artista Anish Kooper, nato in India, ma che compie gi studi in Europa e trascorre gran parte della sua vita in Inghilterra.
Le sue installazioni sono legate inevitabilmente al mondo occidentale, ma l’artista non manca di rinsaldare il legame con la tradizione del suo paese natio con una serie di opere esposte: attraverso le forme, ma soprattutto attraverso il colore, vi viene indagato un simbolismo indiano, connesso all’induismo e alla spiritualità orientale, e vale la pena soffermarcisi ed essere coinvolti nel mondo e nella prospettiva dell’artista.
Quello che più mi ha colpito di queste gallerie d’arte asiatica è il poter riscontrare un continuo gioco di intersezioni con l’arte occidentale a me più familiare.
Ecco qualche sempio:
L’apporto dell’arte italiana nello sviluppo di tecniche, materiali, e colori nella storia è stato sicuramente enorme, e vederlo riproposto e trasfigurato in opere create così lontano è decisamente interessante.
Se provate a ricordare qualche lezione sulla pittura italiana del 1400 ricorderete Piero della Francesca e il suo apporto allo sviluppo e all’uso della prospettiva nella pittura.
I suoi quadri spesso trattano episodi religiosi o comunque intrisi di simboli cristiani, e colpisce trovarne la struttura in uno dei primi quadri esposti, di un autore indiano anonimo.
Questo riprende lo schema compositivo tipico italiano, arricchendolo della propria tradizione con i protagonisti Shiva e Parvati, divinità induiste.
La linea dell’architettura sviluppata con la prospettiva richiama immediatamente il rinascimento italiano, ma il soggetto e i dettagli sono tipici e autoctoni; dalla vegetazione, alle decorazioni della “loggia”, fino al paesaggio sullo sfondo, l’artista impara e a sua volta isegna giocando con i colori ad olio che ben si prestano al chiaroscuro utilizzato.
Procedendo nel percorso, l’opera di Chen Wei Hei attira subito l’attenzione per le sue forme, che portano alla mente le linee del primo cubismo: in un sentimento di attesa successivo alla guerra, l’uomo è presentato in forme scomposte ma studiate e regolari che colpiscono ad un primo sguardo.
Il rapporto con l’occidente è presente non solo nelle tecniche e nello sviluppo di correnti e movimenti, ma anche nei temi e nella simbologia soprattutto degli artisti del 20esimo secolo.
Nell’arte di Guglee che testimonia uno dei primi esempi di arte contemporane islamica, possiamo intravedere l’arte informale; nelle opere di Zao Wou-ki l’espressionismo di Klee; nella critica sociale della necessità dell’educazione di Francisco il simbolismo è il protagonista; e ancora nell’opera di Reddy vi è la provocazione di un canone stabilito di bellezza, tanto cara agli artisti occidentali.
Questi autori hanno fatto proprie alcune innovazioni dell’occidente trovandovi un significato del tutto personale, instaurando un rapporto diretto con gli spettatori locali e stabilendo così la propria autonomia dai modelli che noi conosciamo e studiamo.
Considerando anche informazioni strettamente pratiche e organizzative l’entrata al museo è economica rispetto a molti musei italiani (il prezzo è di circa 200 yen).
Le indicazioni sono chiare, le guide in varie lingue e comunque sempre anche in inglese.
Vi è una zona per laboratori didattici, una per eventi pubblici a cui è possibile assistere e partecipare.
Un posto perfetto per una mattinata all’insegna della scoperta della vastissima cultura asiatica!
Alice Ballarini