E’ stata un’immersione nel Giappone più puro e naturale.
Ad un paio di ore di traghetto da Fukuoka si trova un’isola incontaminata, abitata solo da pescatori, agricoltori e allevatori: Iki Island.
Nessuno parla una sola parola di inglese, a parte un “Okay” ogni tanto.
Una volta scesi dal traghetto abbiamo noleggiato due biciclette elettriche (scelta più che azzeccata visti i numerosi dislivelli dell’isola) e siamo partiti alla ricerca del nostro alloggio.
Con tanto di valigia nel cesto della bici, abbiamo attraversato numerose risaie e paesaggi mozzafiato fino a giungere al nostro Ryokan.
Lasciati i bagagli, è iniziata la nostra avventura.
Spiagge bianche e inviolate, mare limpido e trasparente, scogliere alte e ripide, risaie estese: ciò che per noi è stato un grande spettacolo giornaliero, per i falchi della zona è abitudine.
Un falco ci ha letteralmente seguito per tutti i nostri 50km di pedalata.
Al momento di una meritata pausa, in cima a una scogliera a strapiombo sul mare, stavamo scattando una foto accanto al Torii rosso quando un falco ha deciso di scendere in picchiata verso la nostra merenda e, spalancando gli artigli, ha afferrato il nostro sacchetto.
È stata una scena che probabilmente non rivedremo più nel resto della nostra vita: vedere un falco a quella distanza ravvicinata è stato davvero emozionate. Fortunatamente il sacchetto si è rotto tra le zampe ed è tornato a terra così abbiamo potuto fare merenda tranquillamente.
Al calare del sole, ancora scioccati dall’avventura, abbiamo ripreso la pedalata in direzione di un ristorante che per Google Maps risultava vicino. Si, in effetti era molto vicino, ma peccato che fosse chiuso.
All’interno, i due padroni, probabilmente impietositi dalle nostre condizioni, hanno deciso di farci entrare. Hanno preparato la sala da pranzo solo ed esclusivamente per noi e si sono messi ai fornelli per fornirci un pasto caldo.
In seguito a un’ottima porzione di riso ai frutti di mare, era giunto il tempo di rimetterci in sella, ma il padrone del ristorante, preoccupato per il buio pesto e le strade tortuose dell’isola, ci ha fatto intendere (a gesti) che desiderava accompagnarci al nostro Ryokan con il suo furgoncino, nonostante fosse ad almeno mezzora di distanza.
Una volta caricate le bici all’interno del suo mezzo, siamo partiti in direzione della meta sfrecciando ad una velocità possibile solo per chi conosce quelle strade come le proprie tasche.
In men che non si dica, siamo giunti alla nostra destinazione sani e salvi e in quel momento l’unica dimostrazione di gratitudine che sorgeva spontanea era un abbraccio al caro signore, ma ci siamo accontentati di un formale e apprezzato inchino.
Un simile gesto di altruismo e di gentilezza rimarrà per sempre nei nostri ricordi.
Nel ryokan abbiamo approfittato dell’onsen privato prima di coricarci.
Il giorno seguente è stato ancora ricco di paesaggi naturalistici.
Purtroppo nel pomeriggio ci aspettava il traghetto di ritorno, ma ancora una volta siamo stati sorpresi dalla generosità giapponese.
Eravamo in attesa al porto quando veniamo chiamati da un signore giapponese, che il giorno precedente ci aveva aiutato con la mappa dell’isola. Egli ci è venuto in contro, accompagnato da una donna, che poi abbiamo scoperto essere la moglie, ci ha ringraziato, ci ha chiesto di noi e della nostra storia ed infine ci ha porto in regalo una bottiglia di whisky giapponese, così, per pura e semplice generosità.
Con il cuore colmo di gioia e gratitudine abbiamo ripreso il traghetto e siamo tornati nella nostra città di Fukuoka, pronti ad una nuova settimana di lavoro.
Alan Skouse e Valeria Barcella