Voci su una possibile visita di Obama ai siti di Hiroshima e Nagasaki, in occasione del prossimo G7, destano polemiche sulle possibili reazioni, nonchè conseguenze per le relazioni fra Stati Uniti e Giappone.
Nel novembre 2009, dopo un incontro con l’allora Primo Ministro Hatoyama Yukio, Obama aveva descritto come “significativa” una sua eventuale visita a Hiroshima e Nagasaki.
Qualche tempo dopo, grazie alle rivelazioni di Wikileaks, fu diffusa la notizia che all’epoca il governo giapponese si era mostrato contrario, ritenendo i tempi ancora prematuri.
A detta di Satoko Oka Norimatsu, che dirige il Centro della filosofia della pace di Vancouver e lavora con i gruppi pacifisti giapponesi, i cittadini di Hiroshima e Nagasaki sarebbero disposti ad accogliere favorevolmente il Presidente.
Tuttavia Mindy Kotler, fondatrice di Asia Policy Point (un’associazione no-profit di Washington che si occupa di studi sul Giappone) ed esperta della questione “comfort women”, teme che una visita di Obama verrebbe usata dai revisionisti giapponesi per promuovere la visione storica del Giappone quale vittima dell’Occidente.
Ulteriori preoccupazioni per il revisionismo sulla condotta del Giappone durante la guerra sono espresse dai gruppi di veterani statunitensi.
L’epoca del conflitto si fa sempre più distante e l’opinione del pubblico americano sulla bomba atomica sta cambiando: un sondaggio dell’aprile 2015 effettuato dal Pew Research Center rivela che su 1000 cittadini americani, il 56% ritiene che l’uso della bomba atomica fosse giustificato, mentre il 34% che non lo fosse.
Lo stesso sondaggio effettuato fra 1000 cittadini giapponesi, invece, riporta che solo il 14% considera l’intervento giustificato dalle circostanze, mentre per il 79% non lo era.
Chiara Squizzato