Molti avranno visto le foto, o magari assistito di persona alla sfilata del “Japan Day” di Milano Expo dello scorso anno.
Probabilmente pochi conoscono, invece, la storia e la passione del giapponese che ha realizzato proprio i KIMONO protagonisti della sfilata.
Il progetto consiste nella creazione di un kimono diverso per ogni Paese che partecipera` alle Olimpiadi del 2020 a Tokyo, ognuno con caratteristiche, materiali e tema differenti e personalizzati.
L`idea nasce dal desiderio di mostrare a tutti i paesi del mondo il rispetto che il Giappone porta loro.
Partito da poco piu` di un anno, grazie al progetto sono stati creati fino ad ora 16 diversi kimono: quelli di Sud Africa, Lituania, Bhutan, Tuvalu, Brasile, Qatar, Usa, Italia, Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Filippine, India, Georgia, Palau, Germania, Egitto e Canada. “Il piano dell`azienda” – ci racconta Takakura –“e` quello di produrne altri 50 entro l`autunno del 2016, in modo da poter tenere anche una mostra.”
In effetti i loro kimono sono delle vere e proprie opere d`arte e risultano meravigliosi sia indossati sia appesi come quadri, in quanto se ne possono ammirare i precisi e curati disegni.
Takakura chi ha raccontato la storia che gli ha dato l’ispirazione per il progetto, risalente a poco dopo la Seconda Guerra Mondiale.
All’epoca il Giappone non godeva di una buona considerazione agli occhi del resto del mondo, e quindi nel 1967, spinta dalla preoccupazione per i rapporti esteri, la famiglia imperiale fece il suo primo viaggio in Europa.
Per l`occasione la principessa indosso` un obi (la cinta per kimono) particolare, che portava un disegno in stile tradizionale europeo, preparato appositamente per far capire il rispetto che la famiglia, e quindi il Giappone, nutriva per l`Europa.
Quando spiegarono il motivo della scelta, infatti, suscitarono una forte commozione in tutti i presenti e ricevettero grandi apprezzamenti. Quindi, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, dominato dalle rivalita` tra stati e dalle guerre, creare un kimono ispirato ad ogni paese e` un gesto molto significativo, volto a riunire metaforicamente il mondo, come se fosse una cosa sola (da qui lo slogan “The world can unite as one”), dimostrando contemporaneamente rispetto e comprensione per i problemi e le difficolta` altrui.
Se pensi all`Italia, le prime cose che ti vengono in mente sono moda e macchine: per questo tutto il disegno e` costellato di fasci di luce che rappresentano i fari delle auto”.
Inoltre, tra gli scorci di Firenze, Venezia e Roma, sono “nascosti” l`elicottero di Leonardo Da Vinci e il David di Michelangelo che, una volta notati, fanno apprezzare ancora di piu` il kimono come opera d`arte.
Per ogni kimono l`investimento e` enorme, sia in termini di tempo che di denaro: per ciascuno si spendono come minimo 2 milioni di Yen per sei mesi di lavoro, il cui processo e` diviso in 20 step.
Il fatto che per ogni capo la cifra spesa sia la stessa implica che la manodopera e` pagata allo stesso prezzo per chiunque, quindi l`artista con anni di esperienza verra` pagato come il giovane artigiano o designer. Questo per insegnare al mondo che la crescita spirituale non deve necessariamente andare di pari passo con quella economica, e che talvolta e` meglio accantonare l`avidita` per ragioni piu` profonde.
Sono state utilizzate tecniche molto innovative in questo campo, nonostante il kimono sia considerato classico e tradizionale: l`intenzione non e` meramente quella di portare la tradizione giapponese all`estero, ma di creare un mix di culture che uniscano, invece di dividere. Che il kimono sia fatto con stampe occidentali o che un tessuto giapponese sia applicato ad un capo europeo, l`importante e` osservare il tema della “condivisione”.
Takakura vede questo processo come un sottile cambiamento che puo` essere paragonato alla vita dei giapponesi: “cosi` come la forma rimane la stessa anche se la moda cambia, allo stesso modo i giapponesi applicano le stesse regole ad ogni aspetto della loro esistenza, ma in modo differente. Se un numero sempre maggiore di esperti si interessasse ai kimono, se sempre piu` persone riuscissero ad abbinare colori e tessuti di obi e kimono, allora noi saremmo contentissimi. Pero` lo saremmo anche se, per esempio, in una giacca di Armani il tessuto interno avesse l`immagine di Doraemon”.
D`altronde anche se e` proprio quello che la globalizzazione sta tacitamente portando avanti da anni, nella sua accezione originaria e positiva, il Kimono Project lo fa apertamente attraverso i suoi bellissimi e preziosissimi kimono.
— PS —
Tra vari paesi e` in fase edi allestimento il Kimono della “Repubblica del Mali”. Di solito, per ogni paese uno sponsor contribuisce alla copertura dei costi, ma per la Repubblica del Mali e` stato scelto un sistema differente: chiunque avesse nel proprio nome o cognome la sillaba iniziale “Ma” (sia italiani sia giapponesi) come Mali appunto, puo` contribuire al progetto con una donazione di 1,000 yen (circa 7 euro). Ad esempio: Mario, Maria, Marina, Marica, o Malini, Malisani, ecc…
Chiunque fosse interessato puo` contattare l’azienda: healing@nifty.com
A cura di Claudia Catalano e Yumi Ito