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UNA GIORNATA A DAZAIFU, FUKUOKA

Il tempo ad ottobre è stato clemente, permettendomi di recarmi a Dazaifu(大宰府), cittadina situata nella prefettura di Fukuoka(福岡県).

Nutrivo grandi aspettative riguardo alla visita del tempio, e quello che è certo è che non sono state disattese; anzi, mi sono divertita moltissimo nonostante la notevole presenza di scolaresche che creavano un po’ di trambusto.

La zona, dove è situato il tempio di Dazaifu Tenman−gū (太宰府天満宮), è molto ampia e comprende oltre ad esso anche altre costruzioni da poter osservare e la visita del museo nazionale del Kyūshū.

Arrivati alla stazione di Dazaifu, inizia da subito sulla destra un viale, che conduce al tempio, pieno di negozi di souvenir che vedono dai furoshiki, i tradizionali fazzoletti giapponesi, alle bacchette con la possibilità di scrivere il proprio nome, anche i più difficili per i giapponesi, come ho appreso essere il mio: tuttavia, dopo molte risate con la commessa e una fila chilometrica dietro di me, siamo riuscite nell’impresa.

Vi è inoltre la possibilità di comprare i cosiddetti omamori, ovvero i tradizionali amuleti dedicati ad esempio alla buona riuscita negli studi o alla salute.

Lasciandosi il vialetto alle spalle si giunge al giardino del tempio che, bellissimo con i suoi ponti di un rosso fiammeggiante e i suoi alberi millenari, non fa che accrescere la sensazione di tranquillità e meraviglia. Prima di entrare a vedere il tempio, tuttavia, si deve compiere una sorta di purificazione lavandosi mani e bocca in una specie di vasca chiamata chōzuya o temizuya.

Il tempio appare davvero magnifico: ne avevo già visti altri, ma ogni tempio ha una sua bellezza che si riesce a cogliere ma non a descrivere.

Nell’area adiacente al tempio è situato il museo nazionale del Kyūshū.

Il museo, a pagamento, dove però nel prezzo del biglietto è compresa anche l’audioguida in inglese, presenta molto stanze nelle quali sono collocati oggetti antichi che vanno dai ritrovamenti di strumenti quali lance, vasi e pergamene piene di fitti ideogrammi ancora leggibili alle ceramiche giapponesi e coreane finemente dipinte.

Al termine non mi sono fatta scappare l’opportunità di assaggiare i dolci tipici nipponici come i manjū, dolci che hanno l’esterno a base di farina, riso in polvere e grano saraceno e un ripieno di anko, fatto di fagioli rossi azuki bolliti; e i dango, ovvero palline fatte di farina di riso e riso glutinoso spesso servite a tre o quattro in uno spiedo.

Felice e soddisfatta, al ritorno decido di prendere il treno locale che fa tutte le fermate, per crogiolarmi per pochi istanti ancora negli attimi unici passati nella cittadina di Dazaifu.

Bortolotti Eleonora

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