Se si dovesse imparare un’unica parola in giapponese, scegliere “sumimasen” すみません non sarebbe una cattiva idea.
Significa “mi dispiace” ma anche “mi scusi” e può tornare utile in moltissime situazioni durante un viaggio o un soggiorno in Giappone.
Sumimasen risulta infatti essere il modo più diffuso per scusarsi con uno sconosciuto, per esempio se si urta qualcuno camminando nella folla, e per essere più gentili lo si può accompagnare con un lieve inchino.
Altro scenario in cui fare ricorso a questa parola è il ristorante: dopo essere stati accolti dal cameriere e aver ricevuto il menu si usa sumimasen per richiamarlo al proprio tavolo e ordinare.
Ancora, se per strada si ha la necessità di chiedere indicazioni a qualcuno si introduce la propria domanda con sumimasen che in questo caso diventa “Mi scusi…”.
Chi non è pratico con la lingua giapponese tende a fare un uso eccessivo di arigatou ありがとう、”grazie” ma se si ascolta parlare un madrelingua ci si accorgerà che non è una parola di uso così comune.
In giapponese è infatti più probabile che una determinata situazione richieda l’uso di sumimasen quando in italiano invece si tenderebbe a ricorrere a un grazie.
Ad esempio, quando un giapponese riceve un regalo risponderà a quel gesto con “scusa” piuttosto che con arigatou.
É evidente che nessun giapponese si offenderebbe se uno straniero confondesse i due usi diversi ma è interessante notare come si tratti di guardare la stessa scena da due punti di vista diversi: si può essere riconoscenti nei confronti di una persona che ci ha aiutato o essere dispiaciuti per averle arrecato un disturbo e in Giappone questo secondo modo di pensare è quello più comune.
Chiara Bronzini