Desideravo andare a Miyajima da quando ho visto per la prima volta in foto il suo torii rosso che sembra galleggiare sul mare.
Trovandomi a Fukuoka non ho voluto lasciarmi sfuggire l’opportunità di visitare quell’isola considerata sacra perchè la si pensa popolata di dei e spiriti.
La cittadina sulla terraferma di Miyajimaguchi è facilmente raggiungibile con il treno locale da Hiroshima (poco più di un’ora con lo shinkansen da Fukuoka) ed è da lì che partono i traghetti per l’isola.
In soli 10 minuti di navigazione si attraversa la baia formata dal mare interno di Seto e si arriva a destinazione. “Incredibile come un luogo tanto magico si trovi a così breve distanza dal mondo reale”, non ho potuto fare a meno di notare mentre aspettavo che comparisse davanti a me la vista del portale sull’acqua, mano a mano che il battello si avvicinava alla meta.
Era una grigia giornata di pioggia ed ero un po’ delusa perchè un cielo limpido e azzurro avrebbe reso maggiore giustizia alla visita di quei luoghi, o almeno così pensavo. Quando finalmente l’ho visto, avvolto dalla foschia, il colore rosso che spiccava in quell’atmosfera uggiosa, sono rimasta senza fiato.
Per poter osservare il torii più da vicino, dallo scalo a cui arrivano i traghetti si deve percorrere una strada alberata che segue la spiaggia dove spesso si possono incontrare dei cervi, assolutamente a proprio agio in mezzo ai turisti.
Il famoso portale sta a segnalare il limite tra il mondo degli spiriti e quello degli uomini e costituisce di fatto l’accesso al santuario di Itsukushima, con il quale forma un unico complesso che appartiene alla lista dei siti considerati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Il colore rosso vermiglio di entrambe le strutture si dice essere in grado di tenere lontani gli spiriti maligni. La leggenda narra che un primo tempio fosse stato costruito già nel 593 in un tentativo di riprodurre il mitico Ryūgū-jō, il palazzo sottomarino del dio del drago del mare, o la Terra Pura del credo buddista.
Qualunque sia stata la ragione della sua edificazione Itsukushima è un luogo in cui l’abilità e la maestria dell’uomo si combinano allo spettacolo della natura creato dal mare di fronte e dalle foreste lussureggianti del monte Misen alle sue spalle.
Stupefacente è anche il fatto di poter ammirare un santuario che nonostante l’azione erosiva costante delle maree e del vento sia rimasto pressochè invariato da quando fu completato durante il periodo della corte imperiale Heian, circa 800 anni fa.
Muovendomi tra le strette stradine un po’ in salita che si diramano dal tempio principale, ho potuto visitarne anche altri di minori come il Daiganji e lo Toyokuni, dedicato al budda della medicina, affiancato dalla Gojunoto, una spettacolare pagoda a 5 piani, ma Miyajima non è solo un’isola mistica e magica.
É anche un’isola di uomini che nei secoli passati hanno sviluppato un artigianato locale originale e prodotti tipici famosi in tutto il Giappone. Quelli più caratteristici sono i shakushi, i mestoli in legno usati tradizionalmente per il riso.
Tantissimi sono i negozietti di souvenir dove è possibile farvi scrivere sopra il proprio nome o una frase di buon augurio. Ne esistono di varie dimensioni, da quelli più piccoli da usare come portafortuna da attaccare alla borsa o al cellulare a quelli grandi anche 2 metri con la funzione di talismani per la casa o un’attività.
Per quel che riguarda le prelibatezze che l’isola ha da offire al primo posto ci sono le ostriche, proposte in numerose varianti (crude, alla griglia, come condimento per il riso) anche se quelle più famose sono le kaki furai, le ostriche fritte, che si possono trovare sia nei ristorantini del centro che nelle varie bancarelle vicino al porticciolo.
Ancora, se si visita Miyajima non si possono non assaggiare i momiji manjyu, dolci tipici giapponesi di solito ripieni di marmellata di fagioli rossi ma anche alla cioccolata, alla crema pasticcera o al formaggio. La particolarità di quelli prodotti su quest’isola è che sono a forma di foglia di momiji, l’acero giapponese le cui fronde in autunno si colorano di giallo, arancione e rosso.
Un evento atteso sempre con grande fermento e che attira migliaia di turisti al pari del periodo della fioritura dei ciliegi. Per mia grande fortuna, la stagione quest’anno è cominciata con un po‘ in ritardo per cui, nonostante fosse l’inizio di novembre, ho avuto modo di assistere a questo spettacolo nel parco Momijidani che dagli inizi del 900 ospita circa 200 aceri. Ancora una volta mi sono ritrovata avvolta dal rosso, un colore che mi ha accompagnata durante tutta la mia visita in questa isola così affascinante e unica al mondo.
Chiara Bronzini