La scorsa settimana sono stato a Nagasaki.
Fra le tante cose ho visitato il Memorial alla pace e il Nagasaki Genbaku Shiryoukan, ovvero il museo della bomba atomica di Nagasaki.
Ho preso il treno da Fukuoka di mattina: il viaggio non e` stato molto lungo ma ho potuto godere della visuale della campagna giapponese innevata che si vedeva dal finestrino del treno.
Per preucazione mi ero portato dietro un ombrello da casa, comprato in un kombini qualche giorno prima.
In mano un libro per ingannare l`attesa.
Mi sono addormentato.
Il treno si ferma.
Mi sveglio.
Ancora assonnato prendo zaino, giubbino, ombrello e mi precipito fuori dal treno.
Nevicava leggermente.
Varcate le porte del treno avverto subito un forte freddo che accompagnava perfettemente quella strana sensazione di triste stupore, mista alla consapevolezza di essere proprio la`, dove ben 172.230 persone hanno perso la vita a causa della bomba atomica.
Sono in stazione, mi guardo intorno e vedo una grande scritta “NAGASAKI”, e decido di scattare una foto.
Mi tocco le tasche dei pantaloni ma il cellulare non c`e`: infilo le mani in quelle del giubbino, ma niente.
Capisco subito di averlo dimenticato sul treno.
Mi giro sui miei passi e corro verso la carrozza dal quale ero uscito.
Nel vagone, l`addetto mi riconsegna subito e gentilmente il mio cellulare.
Scendo nuovamente dal treno e stavolta scatto la foto alla stazione di Nagasaki.
Superati i tornelli, mi dirigo verso il centro informazioni per capire come raggiungere il museo.
Ricevute le informazioni necessarie, supero il ponte pedonale situato nei pressi del punto informazioni e arrivo alla fermata del tram Eki-mae.
Salgo sul tram.
Scendo alla fermata Hamaguchi-machi e identifico subito gli appositi segnali che conducono al Memorial e al museo e, dopo circa cinque minuti, si intravede il complesso architettonico.
Inizio dal Memorial alla pace.
In varie aree dell`edificio si possono notare tante gru di carta, fatte con la tecnica dell “origami”, simbolo di pace e di lunga vita.
Alcuni di questi origami erano messi in ordine in modo da formare la parola “平和” “heiwa”, che significa appunto “Pace”.
Su uno schermo era possibile guardare i volti e leggere i nomi delle vittime della bomba atomica.
C`erano anche banconi con scritti sopra i dati dell`evento, come la data: “il nove agosto 1945 alle undici e 2 minuti”.
L`obiettivo prescelto inizialmente dai soldati americani era Kokura (attuale Kitakyushu) ma, a causa di alcuni fumi che salivano dalla citta`, la visibilita` fu compromessa e si scelse di passare al secondo obiettivo, Nagasaki.
Il cielo era molto nuvoloso, e anche qui la visibilita` era compromessa.
Il BOCKSCAR, l`aereo che sgancio` “Fat Man”, stava per ritornare in patria per motivi di carburante quando improvvisamente una fessura tra le nuvole si apri`.
L`epicentro fu spostato di circa 4 miglia rispetto a quello prepianificato.
Nel Memorial alla pace e` anche possibile vedere un video 3D che ricostruisce lo scenario della citta` dopo l`esplosione.
Vi sono anche delle testimonianze scritte, e ho deciso di tradurvene una, di Shimeo Koga, che all`epoca aveva appena sei anni: “Il giorno seguente, come vidi fuori, un solo palo del telefono era rimasto in piedi, come un bastoncino d`incenso, sulla sua cima una fiamma tremante bruciava.
Anche il giorno successivo, bruciava ancora.
Anche quello dopo e quello ancora dopo, mentre piano piano si affievoliva, continuava ininterrottamente a bruciare.
Noi sedevamo nel rifugio antiaereo senza far nulla.
Ogni giorno e ogni giorno, mentre fissavo quel palo del telefono, continuavo a vivere.
Infine il palo del telefono si spense. La guerra era finita.”
Usciti dal Memorial c`e` una fontana molto larga che segna l`epicentro dell`esplosione.
Il museo della bomba atomica si trova adiacente al Memorial.
Inizia con un orologio deformato dall`esplosione fermo alle undici e due minuti, l`orario dell`esplosione.
Coincidenza vuole che ho scattato la foto a quell`orologio esattamente alle 11.02.
L`ho notato grazie a una voce che ha rimbombato in tutto il museo ricordandoci che siamo vicini all`orario dell`esplosione.
L`esibizione continua con alcune reliquie distrutte dalla bomba: statue, pali, accessori, vestiti, foto dell`epoca, spiegazioni storiche e scientifiche, una riproduzione in scala reale di Fat Man, testimonianze crude che raccontano di cadaveri nelle acque del fiume e tanto ancora, ed e` anche possibile toccare con mano oggetti originali modificati dall`esplosione.
Di proposito non mi sto soffermando molto nella descrizione per non rovinare l`esperienza ai lettori che in futuro visiteranno il museo.
Il tutto serve a ricordare agli uomini cio` che e` accaduto.
Non bisogna dimenticare mai, affinche` non si ripetano gli stessi errori.
Consiglio a tutti di visitare il museo se ne avete l`occasione, di leggere attentamente ogni cosa e di impararne quanto piu` possibile.
Savino Ribatti