Dal 16 fino al 19 luglio abbiamo soggiornato in un vero e proprio paradiso terrestre! Le isole di Okinawa formano l’arcipelago giapponese chiamato Ryūkyū, il quale comprende varie isolette, tra le quali Okinawa. Tramite Airbnb, abbiamo trovato alloggio a Ginowan, località della città di Naha, il capoluogo della prefettura.
(https://www.airbnb.it/) (alloggio per 3 notti – 2 persone – 220 euro).
Atterrati circa alle 19.30 del 16 luglio, siamo stati accompagnati dall’aeroporto al nostro piccolo appartamento dal proprietario dell’alloggio. Poiché eravamo i suoi primi ospiti, egli, dimostratosi sempre disponibile e gentile, ci ha offerto un piatto dei noodles tipici di Okinawa e ci ha fatto trovare il frigorifero pieno di gelati, bibite e dolci. Dopo aver mangiato, ci siamo coricati, pronti per l’avventura che si attendeva l’indomani.
Una volta svegliati, ci siamo avviati verso il più vicino supermercato, distante solo una cinquantina di metri, e ci siamo comprati la colazione. Subito dopo, grazie alle indicazioni ricevute dal nostro host, abbiamo preso il bus e siamo andati verso Maeda Cape, un vero e proprio paradiso che dista solo un’ ora o poco più da Ginowan. A Maeda Cape, dopo una mattinata trascorsa a fare snorkeling vista l’alta presenza di pesci colorati, abbiamo camminato verso la struttura attrezzata del posto, nella quale è possibile trovare docce, bagni, un ristorante e un bar. Da qui si può godere anche di un panorama mozzafiato!
Verso le 17 il proprietario di casa è passato a prenderci per riportarci al nostro alloggio, dove abbiamo cenato. Successivamente, abbiamo deciso di uscire a passeggiare per Ginowan, ricco di locali e ristoranti tipici. La mattina seguente siamo invece andati alla Tropical Beach, spiaggia molto famosa e frequentata dell’isola e caratterizzata da una sabbia molto bianca e da un mare fantastico, dove abbiamo trascorso l’intera giornata. Il 18 luglio, dopo aver pianificato al meglio la giornata, abbiamo trascorso la mattinata tra il famoso centro commerciale della zona, l’Okinawa Convention Center e la “Tropical Beach”, nella quale abbiamo avuto la possibilità di assistere ad un tipico sabato giapponese in riva al mare.
Nella spiaggia infatti, sono presenti diversi gazebo, affittabili da chiunque, nei quali si può cucinare e divertirsi in spiaggia. Affianco al nostro gazebo erano presenti due famiglie, le quali erano estremante organizzate, tanto da avere una “schedule” delle attività perfettamente pianificate. Le donne si occupavano della preparazione del cibo, mentre gli uomini rendevano il gazebo un vero e proprio “capannone da sagra” con tanto di pareti. Il lavoro degli adulti è durato varie ore, e solo verso le 13 hanno iniziato la vera festa. Nel pomeriggio, ci siamo recati nella famosa via di Naha dedicata ai ristoranti e ai negozi, la “Kukosai Dori”, dove abbiamo pranzato e acquistato vari souvenirs. Il rientro a casa è stato però particolarmente difficoltoso, poiché ad Okinawa sono presenti indicazioni scritte unicamente con i simboli giapponesi ed è estremamente raro trovare qualcuno che sappia parlare in inglese. Risultato: 10,4 kilometri in un’ora e mezza, trascorsa in buona parte nella ricerca della linea corretta degli autobus. Naturalmente, demoralizzati dal fatto che nessuno capisse ciò che stavamo dicendo, abbiamo optato per prendere un taxi, pagando un conto nettamente più salato rispetto al prezzo che ci sarebbe costato il servizio pubblico. Rincasati non troppo tardi, alle 20.30 ci siamo affrettati per andare a comprare qualcosa di fresco da mangiare nel supermercato più vicino, poiché, a partire da quell’ora, sui cibi preparati in giornata (ad esempio sushi, sashimi, tramezzini e fritti), viene applicato uno sconto, cosicché possano essere venduti più facilmente e l’indomani ripreparati freschi.
La mattina del 19, ci siamo recati a visitare il Naminoue Shrine (posto sopra un enorme roccia a picco sul mare) e il Gokoku-ji Temple, situati vicino ad una piccola spiaggia, e al cui interno abbiamo trovato qualche persona assorta nella preghiera. Poi, alle 15.00 abbiamo preso la monorotaia che ci ha riportato all’aeroporto di Naha per prendere il nostro aereo con destinazione Fukuoka.
Okinawa è apparsa ai nostri occhi un’isola dall’enorme fascino, ricca di particolarità e completamente estraniata dalla vita che solitamente conduciamo nel Kyushu; tuttavia, vogliamo precisare che ci è sembrata mal organizzata per quanto riguarda i trasporti pubblici e più cara rispetto alla città di Fukuoka nella quale viviamo.
(Mattia C. e Marta B.)