Se Londra e New York restano le due metropolitane più estese del mondo, il primato di quelle più affollate spetta certamente al Giappone, in cui la cosiddetta “mano morta” è più viva che mai. Nelle ore di punta, quando i viaggiatori sono stipati come sardine, i mezzi pubblici possono diventare una vera e propria trappola per le ragazze, in particolare studentesse del liceo, costrette a subire umilianti palpeggiamenti senza poter reagire.
Una recente indagine ha accertato che circa il 70% delle studentesse sono state importunate almeno una volta da “chikan”, una parola giapponese che significa “molestatore”. Le donne giapponesi ne imparano presto il significato sulla propria pelle. Nonostante il Giappone sia un paese piuttosto sicuro dal punto di vista della micro criminalità (i furti sono praticamente inesistenti e le borse possono essere lasciate incustodite con la certezza che nulla verrà trafugato), il molestatore seriale resta un grave problema sociale difficile da estirpare, complice probabilmente il maschilismo della società nipponica.
Gli atti compiuti da questi uomini possono limitarsi allo sfregamento di alcune zone del corpo su quelle della vittima, talvolta arrivano a fotografarla e a filmarla, facendo riprese anche sotto la gonna. Quello dei chikan non è assolutamente un fenomeno isolato, ma di vastissima scala, nonché motivo di grande imbarazzo per tutto il paese: esistono addirittura riviste specializzate dove compaiono, ad esempio, articoli su come fare le riprese in metro; un mensile in particolare, il “Finger Press”, offre ai suoi lettori fotografie, racconti, manga e articoli tecnici.
Ormai le donne sono in un certo senso rassegnate a questo comportamento e, se ne hanno l’occasione, si limitano ad allontanarsi o ad afferrare la mano del molestatore urlando appunto “chikaaan!”, nella speranza che il depravato se la dia a gambe. Per arginare il fenomeno, sono state messe in atto alcune contromisure, come, ad esempio, la creazione, chiesta a gran voce da tutto il popolo femminile, di vagoni esclusivamente “rosa”. La Keio Teito Electric Railway, che gestisce le linee più calde di Tokyo, ha introdotto i vagoni per sole donne già dall’8 dicembre 2000. Lo stesso hanno fatto la Keihin Electric Express Railway, che opera tra Tokyo e Hirosaki (prefettura di Aomori) e la Japan Railways (JR) su molte delle sue linee dal 2000 ad oggi.
Il distretto di polizia della prefettura di Saitama, invece, ha ideato una sorta di adesivo molto particolare che aiuterebbe a difendersi da questo genere di molestie. La locandina illustra come utilizzare questo particolare adesivo:
1. Se qualcuno comincia a comportarsi in maniera inappropriata, mostrare l’adesivo;
2. Nel caso non demorda, sollevare la linguetta dell’adesivo;
3. Premere la parte con la colla sulla mano del molestatore;
4. L’adesivo lascerà sulla mano una X che identificherà il molestatore.
Se questa idea potrebbe sembrare bizzarra per un lettore italiano, in Giappone potrebbe anche funzionare perché qui la vergogna pubblica è un’onta difficile da sopportare.
Molto spesso, però, sono le stesse vittime a non ribellarsi e a subire in silenzio.
Per questo motivo, l’idea del “marchio” potrebbe essere solo un blando deterrente, ma è necessario un intervento più marcato delle istituzioni per arginare quella che ormai è diventata una vera e propria piaga in tutto il Giappone.
(Ilenia A.)