Trascorrere un periodo della propria vita in Giappone fa scoprire un mondo nuovo, parallelo, ricco di novità e peculiarità, difficilmente riscontrabili in altri paesi. E’ una full immersion nella diversità, tanto disorientante all’inizio, quanto apprezzata poi. Naturalmente, non stiamo parlando di un paese perfetto. Quale lo è? Quello che ho imparato attraverso questa bellissima esperienza a Fukuoka è a lasciarmi andare, in tutti i modi in cui è possibile farlo. Dimenticare – o meglio – mettere da parte le proprie origini per qualche tempo e provare a carpire tutto quello che queste persone, con le loro tradizioni, hanno da offrire: cibo, intrattenimento, abitudini, storia e tante “stranezze”. Ma qual è la lista (ovviamente riduttiva) delle cose che mi mancheranno di più?
- L’acqua gratis in qualsiasi locale. Con qualsiasi tipo di ordinazione è possibile avere un bicchiere di acqua, spesso in modalità “all you can drink”. Appena ci si siede in un qualsiasi ristorante o locale, ci si ritrova un bel bicchiere d’acqua gratuito al tavolo senza aspettare che il cameriere prenda l’ordinazione delle bevande. Sembra una banalità, ma in poco tempo diventa una piacevole abitudine.
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La pulizia dei luoghi pubblici. Camminare per strada a testa alta senza aver paura di pestare qualcosa d’indesiderato non mi sembra ancora vero! Nonostante esistano pochissimi cestini lungo le strade e i parchi, ovunque regna la pulizia e l’ordine: i marciapiedi brillano, i muri non sono imbrattati, i parchi hanno gli alberi e le aiuole potati e curati al millimetro, le panchine sono perfettamente tenute e non si vedono carte o mozziconi di sigaretta per terra.
- Fare merenda con un “onigiri”. Quando ho fame e devo mangiare qualcosa al volo, il mio spuntino preferito è sicuramente l’onigiri! Gli onigiri sono triangoli di riso ripieni di pesce (ma non solo), reperibili in qualsiasi “konbini” o convenience store quali 7eleven, Lawson o Family Mart per pochi yen. Una merenda tutta Giapponese, apprezzata dagli adulti e dai bambini.
- C. high-tech. Il celebre “washlet”, utilizzato in Giappone nella maggior parte delle case e luoghi pubblici dal 1980, è un particolare water che funge anche da bidet, ma è molto più di questo. Infatti, potrete sedervi su una tavoletta riscaldata in inverno, godervi un pò musica e rilassarvi con il rumore di un ruscello o degli uccelli, semplicemente cliccando un pulsante. Una volta provato ne sentirete la mancanza! Ma per i più tecnologici, sappiate che anche in Italia è possibile installare uno di questi innovativi super water. Ci sono diversi siti dai quali ordinare uno dei diversi modelli disponibili per unire l’utile al dilettevole!
- L’arredamento tipico. Avendo soggiornato in una casa in tipico stile giapponese, ho avuto l’occasione di provare a vivere secondo le abitudini locali, cercando di identificarmi al meglio nelle tradizioni. Ho mangiato seduta a terra, ho usato sempre le bacchette, mi sono abituata alle tante porte scorrevoli, ho dormito sul futon (da inserire tra le cose che non mi mancheranno, povera schiena!) e camminato a piedi nudi sul tatami, le stuoie che vengono utilizzate per coprire il pavimento nelle case tradizionali e nei ryokan.
- Il ramen e il sushi migliori del mondo. Se come me amate la cucina giapponese – “Natto” escluso (vedi foto a destra) – non potrete non rimpiangere le scorpacciate di vero sushi in compagnia di amici. Il sapore e l’aspetto autentici e le tipologie che non avevamo mai visto prima in Italia rendono questo piatto indimenticabile.
Un’altra squisitezza di cui sentirò molto la mancanza è il ramen, una pietanza a base di spaghetti molto fini ed aggrovigliati tra loro in brodo di maiale; viene spesso servito con qualche fetta di maiale, uova, germogli di soia, alghe nori, cipolla verde (negi) e talvolta mais. Se per il sushi ho trovato spesso “fac-simili” apprezzabili per presentazione e gusto nel nostro paese, per il ramen non posso dire lo stesso. L’unica soluzione sarà imparare a farlo a casa: probabilmente una missione impossibile.
Naturalmente, non saranno solo questi i piatti che mi mancheranno. Non dimenticherò facilmente i buonissimi “Yaki Udon” cucinati dal mio coinquilino, la pasta al “Mentaiko” mangiata a Tenjin con un amico, il soffice “Tempura” e…le patatine agli Edamame – attenzione, creano dipendenza! Un grazie particolare a Lucio che mi ha fatto scoprire un sacco di cose buone!
- I mezzi puntualissimi. In quest’ambito il livello di efficienza e pulizia rasenta davvero la perfezione. Un treno o una metropolitana giapponese è quasi un luogo sacro, paragonabile ad un tempio. Le parole chiave sono silenzio e rispetto del prossimo (molti infatti riescono a dormirci beatamente): nessuno parla al telefono o schiamazza, i pavimenti luccicano, i sedili sono perfetti, tutti rispettano la fila per salire e per scendere ma, soprattutto, tutti i mezzi ti sanno stupire per la loro straordinaria puntualità (vale per tutte le tipologie, non solo per il celebre Shinkansen). Il personale gentile e disponibile è solo la ciliegina sulla torta. Sarà difficile tornare alla “realtà”!
- Il “cinguettio” dei semafori. Camminando per le strade e i luoghi pubblici giapponesi, uno dei sensi più stimolati è sicuramente l’udito. In alcuni casi, come ad esempio dentro i centri commerciali, negozi e supermercati, i jingle degli annunci e dei video dimostrativi per i prodotti (presenti ad ogni angolo) sono veramente alienanti, come l’assordante rumore delle sale giochi e i motivetti presenti in ogni stazione. C’è però un suono a cui mi sono affezionata e sarà strano non sentire più mentre attraverso la strada: il cinguettio del semaforo pedonale! Fa parte di quei rumori che, se pur all’inizio un pochino m’infastidivano, sentendoli adesso in qualche anime o film, mi metteranno molta nostalgia.
- La sensazione di sicurezza. Quando cammino per le strade di Fukuoka, da sola o in compagnia di amiche, ho la sensazione di essere perfettamente al sicuro, sia di giorno sia in tarda notte, quando rientriamo dal centro città. Uscire serenamente, senza timori o ansie, è una delle cose che mi ha fatto amare di più questo paese. Vivendo qui, anche se per un breve periodo, mi sono resa conto di quanta poca reale libertà io abbia in Italia, in cui non posso più camminare sola la sera (talvolta neanche di giorno) senza guardarmi intorno costantemente con aria sospettosa e preoccupata (probabilmente molte lettrici si riconosceranno in questo). Sentire di essere tutelati e vivere tra persone civili ed educate, poter indossare qualsiasi abito senza nulla temere, migliora esponenzialmente la qualità della vita. Un dettaglio che mi ha estremamente colpito è che nei bagni pubblici, mentre utilizzano i servizi igienici, le donne “abbandonano” cellulare, portafoglio e oggetti personali sopra ai lavandini, perdendo il “controllo visivo” delle loro borsette. Impensabile. Assolutamente impensabile fare una cosa del genere nella stazione centrale di una qualsiasi grande città; invece qui, è la quotidianità. Come farò a riabituarmi?
Foto: Fukuoka City
- Le persone fantastiche che ho incontrato. Questa fantastica avventura in Giappone rimarrà uno dei ricordi più belli della mia vita. Il merito è soprattutto delle persone meravigliose che ho incontrato qui e che mi hanno accompagnato in questa esperienza: i colleghi, da cui ho imparato molto e che mi hanno fatto trascorrere giornate indimenticabili – non li ringrazierò mai abbastanza! I coinquilini, che mi hanno fatto sentire a casa anche non parlando giapponese e che mi hanno permesso di conoscere il Giappone delle persone comuni. Grazie a tutte le persone che hanno incrociato la mia via in questi 3 mesi – giapponesi, italiani, coreani e australiani. Sicuramente, questo non sarà un addio, ma solo un “arrivederci Giappone!”.
(Ilenia A.)