Qualunque ragazza appassionata del Giappone avrà sognato almeno una volta di indossare un kimono.
A Tokyo e Kyoto, mete turistiche per eccellenza per coloro che scelgono di visitare questo Paese, non è difficile trovare negozi dove è possibile noleggiare l’abito tradizionale giapponese per una giornata, così da rendere la propria visita ancora più caratteristica, il tutto anche a un prezzo abbastanza ragionevole.
Al sedicesimo piano dello Sky Hall, in prossimità della stazione di Tenjin, era infatti in corso una mostra di kimono prodotti dalla Sourin, azienda di Kyoto, che usa ancora una tradizionale tecnica di tessitura tramandata da oltre mille anni.
Ho sbirciato dalla porta d’ingresso e ho subito notato quanto i disegni di quei vestiti fossero preziosi ed elaborati.
Con l’orgoglio di chi ama profondamente il proprio mestiere, ha cominciato a raccontarmi la storia dietro a quelle che possono essere definite vere e proprie opere d’arte.
A essere esposti erano principalmente dei kosode, gli antenati del moderno kimono che costituivano il vestiario della raffinata aristocrazia di corte Heian (794 – 1185), e gli obi, le cinture il cui valore a volte supera quello dell’abito stesso.
Affascinata dagli sforzi di questa azienda di mantenere vivo un passato così carico di storia e valore nonostante la concorrenza molto più economica di quelle compagnie che realizzano kimono per tutte le tasche, non ho potuto credere alle mie orecchie quando la moglie del sarto mi ha proposto di indossarne uno.
Difficile descrivere a parole la gioia che ho provato in quel momento che senza dubbio rimarrà uno dei ricordi più belli di questo mio periodo a Fukuoka.
Chiara Bronzini