Qualunque ragazza appassionata del Giappone avrà sognato almeno una volta di indossare un kimono.
A Tokyo e Kyoto, mete turistiche per eccellenza per coloro che scelgono di visitare questo Paese, non è difficile trovare negozi dove è possibile noleggiare l’abito tradizionale giapponese per una giornata, così da rendere la propria visita ancora più caratteristica, il tutto anche a un prezzo abbastanza ragionevole.
Sul finire del mio soggiorno a Fukuoka ho avuto anche io l’opportunità di provare un kimono, tuttavia in maniera del tutto casuale e inaspettata.
Al sedicesimo piano dello Sky Hall, in prossimità della stazione di Tenjin, era infatti in corso una mostra di kimono prodotti dalla Sourin, azienda di Kyoto, che usa ancora una tradizionale tecnica di tessitura tramandata da oltre mille anni.
Ho sbirciato dalla porta d’ingresso e ho subito notato quanto i disegni di quei vestiti fossero preziosi ed elaborati.
Non avevo in programma di entrare ma un signore, anche lui in kimono e che ho poi scoperto essere il sarto e produttore di quegli abiti raffinati, mi ha vista e mi ha invitata ad accomodarmi.
Con l’orgoglio di chi ama profondamente il proprio mestiere, ha cominciato a raccontarmi la storia dietro a quelle che possono essere definite vere e proprie opere d’arte.
A essere esposti erano principalmente dei kosode, gli antenati del moderno kimono che costituivano il vestiario della raffinata aristocrazia di corte Heian (794 – 1185), e gli obi, le cinture il cui valore a volte supera quello dell’abito stesso.
La tecnica utilizzata per la loro decorazione è il nishiki, broccato, che permette di realizzare complessi motivi colorati tramite telai appositamente predisposti.
I tempi di lavorazione sono lunghi perchè si fa ancora ricorso alla completa realizzazione a mano e i materiali sono costosi; proprio per questo il prezzo finale dei kimono della Sourin è molto alto e difficilmente li si può trovare nei negozi di abiti da cerimonia all’interno dei maggiori centri commerciali. Sono, insomma, dei beni di lusso, che ripropongono anche rielaborati da alcune delle tele di epoca Heian e Kamakura (1185-1333) contenute nel museo nazionale di Tokyo.
Affascinata dagli sforzi di questa azienda di mantenere vivo un passato così carico di storia e valore nonostante la concorrenza molto più economica di quelle compagnie che realizzano kimono per tutte le tasche, non ho potuto credere alle mie orecchie quando la moglie del sarto mi ha proposto di indossarne uno.
In particolare ha scelto per me un furisode, che si caratterizza per le maniche molto ampie e per i colori sgargianti perchè destinato alle ragazze ancora nubili, primaverile, verde smeraldo e decorato con un motivo di fiori di prugno. E ovviamente non poteva mancare l’obi di colore arancio con fili d’oro e rossi.
Difficile descrivere a parole la gioia che ho provato in quel momento che senza dubbio rimarrà uno dei ricordi più belli di questo mio periodo a Fukuoka.
Chiara Bronzini