Fino alla Seconda Guerra Mondiale la figura dell’Imperatore in Giappone portava con sé un’aura di misticismo ed era, di conseguenza, venerato come un semi dio.
Negli ultimi decenni, però, questa concezione eterea dei reali è stata un po’ persa. Alla fine della guerra, l’allora Imperatore Hirohito, padre di Akihito, ha pubblicamente rinunciato al suo status di divinità attraverso un messaggio radiofonico, diventando così “simbolo dello Stato e dell’unità del popolo”. Infatti, ora come ora, la sua figura è limitata a ruoli simbolici, che hanno poco a che fare con funzioni realmente politiche.
Akihito è salito al Trono del Crisantemo nel 7 gennaio 1989 e da allora regna insieme alla moglie Michiko. L’imperatore ha il compito di eleggere il Primo Ministro, precedentemente individuato dalla Dieta, ma la sua funzione più importante è quella di coltivare i rapporti con i dignitari e i capi di stato esteri, invitandoli in Giappone a partecipare ad eventi, ma anche andando a trovarli nei loro paesi d’origine. Inoltre l’Imperatore e sua moglie partecipano spesso ad eventi pubblici, mostrando così la loro partecipazione attiva al popolo, che apprezza sempre la loro presenza.
Si recano spesso anche nelle strutture ospedaliere e nelle case di cura, dove sono soliti fare visite agli anziani e ai malati. In particolare, però, l’Imperatore è molto apprezzato per la sua comparsa nei moltissimi eventi di commemorazione delle vittime delle guerre e per la solidarietà che ha sempre dimostrato a seguito dei disastri ambientali, come l’esplosione della centrale nucleare di Fukushima a seguito del terremoto.
Non c’è da stupirsi se il 23 dicembre dell’anno scorso, in occasione del suo ottantaduesimo compleanno, più di 23 mila cittadini si sono recati nei giardini imperiali a Tokyo per festeggiare.
Nonostante quella del sovrano non sia più una figura venerata, rimane sempre degna di ricevere un rispetto particolare. Nei tempi antichi non era permesso neanche guardare l’Imperatore direttamente e, sebbene non esistano più regole tanto rigide, tuttora un gesto semplice come fotografarlo durante un evento pubblico non è visto di buon occhio. L’Imperatore ha abbandonato il suo ruolo a metà strada tra il politico e la divinità, per diventare un simbolo dello Stato giapponese, portando con sé non solo il significato di unità interna allo Stato stesso, ma anche quello di armonia con gli altri paesi, in modo che situazioni pari a quelle delle due guerre non debbano mai ripetersi.
Claudia Catalano