In occasione del Capodanno cinese la comunità cinese di Nagasaki organizza il popolare e ormai tradizionale “Festival delle Lanterne”.
A Nagasaki vi è storicamente una delle più grandi comunità cinesi in Giappone.
Facciamo dunque un salto indietro nel tempo per capire le origini di questo festival.
Nel 1641 un editto dello shōgun Tokugawa Iemitsu dava inizio in Giappone ad un periodo che sarebbe stato successivamente denominato “sakoku”, letteralmente ‘paese incatenato’, per tutta la durata del quale i contatti con l’esterno vennero rigidamente regolati.
Senza un permesso specifico, ai giapponesi era vietato lasciare il Paese e agli stranieri ne era vietato l’ingresso. Per il commercio esistevano solo cinque punti di accesso.
Il primo, nell’Hokkaidō, attraverso il distretto di Matsumae, permetteva di mantenere dei contatti con la popolazione indigena degli Ainu.
Il secondo, nel feudo di Tsushima, consentiva di commerciare con i coreani.
Il terzo era il Regno delle Ryūkyū, l’odierna Okinawa, allora in parte sottoposta al controllo del feudo di Satsuma.
Infine vi era Nagasaki: questa città, oltre ad essere l’unico porto aperto all’Occidente, o più precisamente agli Olandesi, ai quali era concesso di risiedere in un’isola artificiale, Dejima, appositamente creata per loro, era anche la città designata al commercio con i mercanti cinesi.
Fino al 1853, anno della riapertura forzata del Giappone agli stranieri, Nagasaki rimase dunque il principale punto di contatto fra Cina e Giappone.
La bomba atomica che il 9 Agosto 1945 colpì Nagasaki distrusse la zona più a nord della città, mentre l’area di Chinatown, situata nella zona portuale, subì danni minori.
L’eredità cinese, costituita da stupendi templi confuciani, è sopravvissuta a quell’evento nefasto ed è oggi il fulcro vitale del Festival delle Lanterne.
Per molti anni il festival si è limitato ai piccoli festeggiamenti dei residenti cinesi di Nagasaki per il nuovo anno cinese, ma dal 1994 l’evento ha cominciato a coinvolgere tutta la città e ad incuriosire migliaia di turisti che da tutto il Giappone e non solo ogni anno di riversano nella citta` per questa occasione.
Il festival ha inizio il primo gennaio del calendario lunare (una data che può quindi variare da fine gennaio a metà febbraio dell’anno solare) e i festeggiamenti proseguono per due settimane.
Tutta l’area di Chinatown viene ornata di lanterne di varie dimensioni (da poche decine di centimetri fino anche ad otto metri di altezza), e varie forme, alcune più classiche, altre più particolari raffiguranti divinità o animali dello zodiaco.
Con un totale di più di 15.000 lanterne vengono illuminate le vie del centro, i parchi, i templi e le rive del fiume che attraversa la città.
Oltre alla fascinosa illuminazione il festival è ricco di attività che si dipanano nelle due settimane.
Le più popolari sono la danza cinese del dragone, cioè un antico rituale della pioggia che veniva svolto per augurarsi un buon raccolto nel nuovo anno, spettacoli acrobatici tradizionali cinesi, una processione Imperiale, ovvero una parata che vorrebbe riprodurre una partecipazione della famiglia reale della dinastia Qing all’evento, ed infine spettacoli di strumenti musicali cinesi quali Erhu e Kokyu.
Infine, nelle vie di Chinatown è possibile gustare pietanze tipiche cinesi, tra cui spicca il Chanpon, una variante del ramen creata da Chin Heijun, un cinese che possedeva un ristorante a Nagasaki, che pensò inizialmente questo piatto come una soluzione economica da offrire agli studenti cinesi che frequentavano la zona.
Si tratta di un ramen che contiene maiale, bambù e frutti di mare.
In pochi anni il festival e` arrivato al punto di godere in Giappone della stessa fama dei festival antichi più rinomati, essendo diventato un appuntamento annuale imperdibile.
Luca Righetto