“Insufficiente! La comunità internazionale richiede a gran voce alla Corea del Nord di eliminare completamente le armi di distruzione di massa e abbandonare il progetto di sperimentazione di missili balistici in maniera definitiva ed accertabile”: queste le recenti dichiarazioni del Ministro della difesa giapponese Itsunori Onodera, in risposta all’annuncio di Kim Jong-un dello scorso 21 aprile di voler porre fine ai test missilistici.
Il Giappone, infatti, resta in allarme, dimostrandosi scettico nei confronti di un cambiamento cosi repentino da parte del dittatore nord coreano.
La Corea del Nord, inoltre, non ha precisato la natura dei missili a cui rinunciare, se a corto, medio o lungo raggio, e forse è anche questo a spingere il Giappone a diffidare delle intenzioni nordcoreane (alla luce anche del recente lancio di missili che hanno sorvolato il paese e che hanno scatenato da allora grande apprensione tra la popolazione.
Opposta la reazione della Cina che ritiene, invece, le intenzioni di Kim Jong-un un passo avanti verso la pace.
La realta` e` che le dichiarazioni inattese di Kim Jong-Un, arrivate poco prima dell’incontro programmato tra Kim e il presidente della Corea del Sud Moon Jae In, il primo dopo 11 anni, colgono il Giappone di sorpresa, in un momento estremamente delicato per la propria politica interna.
A questo incontro ne potrebbe seguire, a giugno, uno di rilevanza storica con Donald Trump e l’evolversi della situazione con appuntamenti di questa portata a stretto giro, lascia molte domande irrisolte soprattutto al vicino Giappone, la cui “presenza” e la partecipazione alla determinazione degli scenari futuri sembra non essere richiesta dai giocatori in campo.
Il timore del Giappone di un’ eventuale esclusione non è in realtà infondato: Kim Jong-un, lo scorso marzo, ha visitato la Cina, il che fa ben ricredere sull’iniziale convinzione diffusa della necessità di un sostegno da parte di Tokyo per un accomodamento con Pyongyang.
Il Giappone si sta rendendo conto di non essere poi così necessario, ed anzi non può non considerare che avrebbe molto da perdere, sostegno militare americano in primis. A far trapelare la preoccupazione di Tokyo sono indubbiamente le numerose visite dei funzionari giapponesi negli USA con l’intento di carpire le intenzioni di Trump e nello stesso tempo assicurarsi una “buona parola” per il Giappone durante l’incontro con Kim.
In questo clima apparentemente confuso, in realtà, la priorità di Trump resta ovviamente l’America: un rimescolamento delle carte non è quindi da escludere e Shinzo Abe fa bene a preoccuparsi per uno scenario che vedrebbe il Giappone ridimensionato sul piano geopolitico e gravemente in discussione su quello economico regionale.
In una prospettiva di potenziale ridimensionamento e marginalizzazione il Giappone puo` divenire un partner di enorme rilevanza strategica per l’Europa e l’Italia, cosi come rilevato da molti osservatori.
“Il precario equilibrio di interessi e i rapporti futuri incerti con i vicini asiatici ma anche con gli USA aprono scenari nuovi e ampi margini per un raffozamento delle relazioni non solo economiche ma anche politiche tra EU e Giappone. In questa prospettiva l’Italia, divenuto secondo partner commerciale europeo per il Giappone, puo` e deve giocare un ruolo chiave in un processo di reale rafforzamento dei rapporti tra il Giappone e il mercato europeo”, e` quanto dichiarato in proposito dal presidente della Japan Italy Economic Federation Daniele Di Santo, al termine dell’incontro con Keidanren (Confindustria giapponese) incentrato sulle prospettive nelle collaborazioni strategiche proprio tra Giappone, Italia e Europa.
La lunga lista di investimenti e acquisizioni giapponesi in Italia e in Europa negli ultimi anni, la firma finale del trattato EPA prevista a breve e i movimenti di riposizionamento dopo la Brexit sono tutti elementi a conferma di questo graduale e inesorabile percorso di avvicinamento.
Sonia Porcari