La 21enne Ariana Miyamoto è stata la prima donna di razza mista eletta quest’anno per rappresentare il Giappone nel celebre concorso di bellezza Miss Universo, conclusosi oggi con la vittoria della rappresentante delle Filippine Pia Alonzo Wurtzbach.
Nonostante sia diventata un simbolo positivo del processo di internazionalizzazione del Paese, dopo la sua vittoria non sono mancati gli attacchi sui social in cui la si accusava di non sembrare giapponese.
“Ci sono tanti atleti stranieri che rappresentano il Giappone e poi ci sono io” ha dichiarato recentemente Ariana in una intervista al Mainichi Shinbun.
“Penso che la società giapponese stia cambiando ma c’è ancora molta strada da fare”.
Nata da padre afro-americano e da madre giapponese, Ariana è nata e cresciuta a Sasebo, nella prefettura di Nagasaki, dove il padre lavorava presso la base navale della marina militare statunitense.
Da bambina ha subito atti di bullismo a causa del suo aspetto diverso e ogni mattina passava quasi 2 ore a lisciarsi i capelli per cercare di assomigliare alle sue compagne di classe.
“Mi ricordo che odiavo le pubblicità in TV che promuovevano i prodotti bihaku 美白 (che promettono di rendere la pelle più chiara e continuano a riscuotere un grande successo da quando sono stati introdotti sul mercato all’inizio degli anni 90 n.d.a.), perchè per quanto trucco usassi la mia pelle non sarebbe mai diventata bianca”.
Anche se giocare a pallavolo la aiutò durante il periodo delle elementari e delle medie Ariana ha raccontato di aver cominciato a sviluppare fiducia in sè stessa solo quando, dopo il divorzio dei genitori, seguì il padre in Arkansas.
A stupirla in particolare fu che in America riceveva complimenti da parte dei coetanei proprio per lo stesso motivo per cui in Giappone era discriminata: il colore della pelle. Ritornata a Sasebo dopo il diploma, ha deciso di partecipare alle selezioni per Miss Universo Giappone per mettere fine ai pregiudizi raziali.
A motivarla ha sicuramente avuto un ruolo fondamentale il suicidio di un’amica di infanzia, anche lei nata da una coppia mista, che non era mai riuscita a sentirsi a suo agio all’interno della realtà giapponese.
Secondo il Ministero della Salute, Lavoro e Benessere le coppie interrazziali erano 44701 nel 2006, ovvero il 6.1% del totale dei matrimoni in Giappone mentre attualmente lo stesso valore è sceso al 3%.
Rifiutando l’etichetta di half, Ariana si augura che grazie al messaggio che vuole mandare attraverso il mondo dello spettacolo, così come stanno facendo atleti nel mondo dello sport, la presenza in Giappone di persone di razza mista come lei sarà considerata semplicemente naturale.
Chiara Bronzini