L’atmosfera che si respira trasmette un senso di tranquillità e di armonia che raramente ho potuto trovare. La serenità e il senso di perfezione che i giardini giapponesi evocano li rendono particolarmente affascinanti.
È partendo da questa considerazione che si può capire l’origine dei giardini giapponesi e la loro simbologia: l’arte dei giardini è profondamente radicata nella cultura locale perché ha radici nella filosofia e nelle credenze religiose. Tradizionalmente, infatti, si pensava che gli elementi delle natura fossero abitati da spiriti sacri.
I primi giardini (nella forma in cui si presentano anche oggi) risalgono al settimo secolo, nel cosìddetto periodo Asuka, e venivano progettati in modo da catturare il paesaggio nella sua forma naturale.
Nel periodo Heian (tra l’Ottavo e il Dodicesimo secolo) è stato scritto il primo libro sulle tecniche di progettazione e creazione dei giardini giapponesi.
Le tecniche sono migliorate molto nelle epoche successive e i giardini solitamente erano proprietà degli shogun (comandanti militari che governavano il paese) o dei daymios (la carica feudale più importante tra il Dodicesimo e il Diciannovesimo secolo), cioè delle classi sociali più elevate.
Gli elementi essenziali nella creazione di un giardino giapponese sono l’acqua, le pietre, le lanterne, i ponti e le piante.
ACQUA
L’acqua simboleggia rinnovamento e purificazione: può essere utilizzata per creare stagni, cascate e
ruscelli, questi ultimi spesso orientati in modo da riflettere la luce del sole.
PIETRE
Le pietre hanno un significato particolare nella filosofia orientale: durata e onnipresenza delle forze della natura. Le pietre sono disposte con regole precise a seconda della forma e della dimensione.
LANTERNE
Possono rappresentare la luce della conoscenza che ci allontana dalle tenebre dell’ignoranza.
Inizialmente venivano utilizzate durante le cerimonie notturne.
Silvia Z.