In Giappone la pratica del suicidio è molto diffusa e il governo, consapevole di ciò, è impegnato da tempo su vari fronti affinchè l’alto tasso di suicidi diminuisca.
Diverse le questioni all’attenzione del governo, come la depressione post partum o gli eccessivi orari di lavoro.
L’agenzia di polizia nazionale (NPA) monitora attentamente i suicidi dal 1978 ed ha diffuso recentemente gli ultimi dati raccolti secondo i quali i suicidi sarebbero diminuiti, per l’ottavo anno consecutivo.
Le informazioni raccolte dal 1978 hanno mostrato risultati riferiti ad alcuni anni, a dir poco allarmanti: dal 1998 (per 14 anni consecutivi) il numero dei suicidi ha superato i 30.000 su base annua (nel 1981 si sono registrati 34.427 suicidi).
Nel 2017 hanno evidenziato una diminuzione del 3,5% rispetto all’anno precedente.
Secondo un funzionario del Ministero della salute, del Lavoro e del Welfare questa riduzione è attribuibile, simultaneamente, agli sforzi dei governi locali e ad una ripresa dell’economia .
Un tasso del 16,7% di suicidi ogni 100.000 persone nel 2017 con i più alti picchi registrati nella prefettura di Akita (24,2%), di Yamanashi (21,9%) e di Aomori (22,1%).
Il piano del governo per la prevenzione dei suicidi mira a ridurre il tasso al di sotto del 13% entro l’anno 2025.
Gli ultimi dati raccolti mostrano i suicidi femminili in discesa a 6.447 (dato storico più basso per il secondo anno consecutivo), mentre quelli maschili a 14.693.
R.D.