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ENCHI FUMIKO

Inizia oggi e proseguira` durante la settimana con altri tre contributi una breve rassegna dedicata alla capostipite della letteratura giapponese del dopoguerra a cura di Federica Pedersini.

Enchi Fumiko (1905-1986) è considerata la capostipite della letteratura femminile giapponese del secondo dopoguerra e dello stesso movimento femminista giapponese, sebbene non ne abbia mai preso attivamente parte.

Nacque nel quartiere di Asakusa, a Tokyo, figlia di un famoso filologo e linguista dell’Università Imperiale. Le venne impartita un’educazione eccellente e fin dalla più tenera età si divertiva a leggere con la nonna paterna il Genji Monogatari, l’opera più importante della letteratura giapponese classica. La sua più grande passione era però il teatro tradizionale giapponese, tanto che le sue prime opere sono proprio dei testi teatrali. Fu costretta ad abbandonare l’università per problemi di salute e nel 1930 sposò un giornalista da cui ebbe una figlia. La vita matrimoniale infelice, la difficoltà a diventare una scrittrice affermata e la guerra segnarono negativamente questo periodo della sua vita. Le venne inoltre diagnosticato un tumore e venne quindi sottoposta a una mastectomia e a una isterectomia.
Fu solo a partire dagli anni ’50 che Enchi riprese la scrittura e iniziò a produrre quelli che sono considerati i suoi capolavori: Il sentiero nell’ombra (Onnazaka), Maschere di donna (Onnamen), Giorni di fame (Himojii tsukihi).
La sua vita privata e le sue passioni influenzarono molto le sue opere e i temi principali in esse trattati, tra cui: l’oppressione della donna all’interno della società patriarcale, sciamanesimo e possessioni demoniache, il corpo femminile mutilato e non riproduttivo.
Come si può intuire da queste tematiche, la produzione letteraria di Enchi Fumiko non è mai semplice o leggera, è piuttosto incredibilmente densa ed evocativa, ricca di riferimenti intratestuali e rimandi ai classici e alla tradizione giapponese. La sua scrittura, elegante e dallo stile classico, la rende una delle autrici più temute dai traduttori stranieri e dagli stessi lettori giapponesi.

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