Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, come sappiamo, gli ebrei furono vittime di un tremendo genocidio: molti di essi cercarono in ogni modo di fuggire dai nazisti, ma gli ordini provenienti dai vari governi proibivano ai funzionari di firmare visti per l’espatrio agli ebrei.
In questo triste contesto la personalità del diplomatico giapponese in Lituania, Chiune Sugihara (杉原千畝), emerse tra tutte: su pressione e consiglio della moglie, disobbediendo alle direttive del Ministero degli Esteri di Tokyo che gli negò il permesso di firmare visti, compì una tra le più onorevoli opere di salvataggio conosciute fino ad ora.
Una stima conta circa 6.000 ebrei scampati a morte certa, grazie a lui.
Nelle sue memorie racconta: “Ho firmato visti finché le mie dita erano piene di calli e ogni parte del mio corpo mi doleva”.
Nonostante venne trasferito alla fine del 1940, continuò a firmare visti retrodatati presso la stazione di Kaunas.
Dopo un periodo di prigionia in un campo sovietico, nel 1947 fu congedato.
Morì nel 1986, stesso anno in cui la sua storia smise di essere segreta e fu diffusa, ottenendo diversi riconoscimenti in Israele e Lituania.
Ad oggi le sue memorie sono state inserite nell’Unesco Memory of the World Register, su richiesta del Giappone all’Unesco .
Sonia Porcari