Italia-Giappone: classico esempio di come più due nazioni sono distanti e più differenze mostrano.
Per me è stata una vera meraviglia scoprirle.
È d’obbligo iniziare menzionando lo shock culturale di cui si è preda all’arrivo in Giappone, specialmente se si è all’inizio di un medio-lungo periodo di permanenza (forse da turisti è diverso).
La prima settimana (più o meno) diventa una settimana di orientamento: è necessario capire il come, il dove, il quando e soprattutto il perché di tutto in questo paese meraviglioso.
Si notano i dettagli di qualunque cosa. Per strada regna l’ordine, quasi tutte le macchine sono elettriche e nessuno utilizza il clacson; l’unico frastuono può derivare dai distributori di benzina, dove gli addetti urlando aiutano a far parcheggiare le macchine. In quasi nessun luogo ci sono cestini, ma nonostante ciò le strade, i marciapiedi, le metro o qualunque luogo pubblico sono estremamente puliti.
I cestini si trovano solo in prossimità dei cosiddetti “combini” (indispensabili per la vita giapponese), supermarket di piccole dimensioni dove puoi trovare di tutto, aperti 24 ore su 24.
Nelle vie principali questi combini si alternano ogni 50/100 mt.
Un altro dettaglio che appare agli occhi di uno straniero è la passione dei giapponesi per le code: si fanno code ovunque: per aspettare la metro, tutti ordinati e precisi; per salire le scale mobili, attendendo il proprio turno pazientemente; per ordinare al bancone del bar, per fare le foto a un monumento, anche per presentarsi a qualcuno si mettono in coda, uno in successione all’altro.
Ci sarebbero altri infiniti dettagli da raccontare, facilmente riscontrabili da qualunque turista.
Eppure la sfera del business in Giappone è tutta un’altra storia. Le differenze sono immense per qualunque piccolo dettaglio. Fare business in Giappone impone una serie di codici e di etichette da rispettare. Per esempio, tornando al discorso delle code, un giapponese qualunque, durante un meeting di lavoro alla presenza di nuove persone, si deve anzitutto presentare. Per ordine di importanza di ruolo, si forma una coda, ogni giapponese rigorosamente con il proprio biglietto da visita tra le mani, uno alla volta si presenta allo sconosciuto, donando e ricevendo il biglietto da visita di presentazione. Generalmente, terminato lo scambio dei biglietti, segue un inchino formale e la lettura a voce alta del nome dell’interlocutore. Comunque sempre in fila, e sempre in ordine.
Il consiglio numero 1 per chi entrera` in contatto con businessmen giapponesi e` di non sottovalutare mai l’importanza del biglietto da visita. Nel paese del Sol Levante questo bigliettino è un MUST. Serve a dire chi sei, per chi lavori e i tuoi recapiti. Quando un businessman ne incontra un altro, egli vuole sapere con chi sta parlando; finché l’incontro avrà durata, egli avrà sempre davanti agli occhi il biglietto da visita dell’interlocutore, spesso al lato del tavolo a cui stanno seduti, in modo da ricordarsi in qualunque momento l’altrui nome e cognome.
Non avere il biglietto da visita a un incontro formale in Giappone non è molto simpatico. Potrebbe far pensare all’interlocutore che si riveste un ruolo di poco conto all’interno della società e potrebbe non dare la giusta importanza all’incontro. Quindi preoccupatevi di avere biglietti da visita e di averne abbastanza da consegnare a tutti i presenti.
Un altro consiglio per avere relazioni d’affari in Giappone è di avere la consapevolezza che inspiegabilmente i giapponesi non parlano inglese. È davvero difficile trovare qualcuno (soprattutto fuori Tokyo) in grado di sostenere una conversazione interamente in inglese, anche nel mondo degli affari. È quindi sconsigliato portare brochure, documenti, lunghi ed elaborati in lingua inglese. Sarebbe meglio qualche pagina in meno, ma con informazioni in lingua giapponese; e per chi non parla il giapponese è indispensabile un interprete.
In Giappone, nella vita di tutti i giorni, ma anche nel mondo degli affari è uso comune non guardare negli occhi l’interlocutore. Inizialmente è un po’ spiazzante, sembra poco chiaro se stai ricevendo attenzione oppure no. Sembra anche un po’ sgarbato o maleducato, ma invece quà è tutto nella norma. Probabilmente, il grande rispetto che i giapponesi hanno per qualunque cosa li porta a non “affrontare” lo sguardo ma ad ascoltare ad occhi abbassati. Ma essi ascoltano e prestano la massima attenzione.
Per quanto riguarda come comportarsi di conseguenza, personalmente consiglio di rimanere abituati a come si fa di solito in occidente: sguardo rivolto all’interlocutore. Penso sia interessante mantenere le naturali differenze.
Un aspetto importante per il business, ma anche per i semplici turisti, e soprattutto per il gentil sesso, è l’abbigliamento. La formalita` è d’obbligo. Sia nella vita di tutti i giorni che nel mondo del business i giapponesi sono sempre molto curati e attenti al dettaglio. Attenti però al succinto: se le gambe possono essere mostrate con nonchalance, sembra che le spalline strette e la scollatura siano considerate un abbigliamento succinto. Tant’è che abiti a spallina stretta vengono indossati con sotto una t-shirt che copre spalle e scollatura.
Ultimi due consigli per evitare di apparire maleducati: niente chiamate sui mezzi pubblici e niente soffiata di naso. Sarete sul treno, sul bus, sulla metro e sarete circondati da giapponesi che smanettano come matti sul cellulare: ci giocano, ci scrivono, ci leggono, ma nessuno chiamerà. Come dicevo prima, in Giappone regna un gran silenzio per strada. Inoltre, sentirete ovunque, riunioni comprese, un continuo “tirare su con il naso”: accettatelo e adeguatevi, nessun fazzoletto è da utilizzare se non si vuole passare per dei maleducati.
Se proprio dovete, andate in bagno e ben nascosti fate quello che dovete, ma solo a riunione terminata.
Facendo caso a queste piccole-grandi differenze, e ce ne saranno altrettante che vi spiazzeranno, imparerete a conoscere e godere questo paese enormemente, sia che l’affare sia stato concluso positivamente che no.
Valeria Barcella