L’Asia Power Index, classifica stilata dall’istituto di ricerca indipendente autraliano Lowy di Sydney, ha raccolto i dati che misurano l’influenza che i 26 paesi esaminati esercitano in Asia, rimarcando la considerevole perdita di peso degli Stati Uniti, causata sia dalla politica dell’amministrazione del presidente Donald Trump orientata all’interno sia agli ostacoli alle relazioni internazionali causati dalla pandemia.
Il potere nella regione è stato misurato e classificato dai ricercatori in otto categorie, tra cui la capacità militare, le risorse economiche e l’influenza diplomatica.
Sebbene gli Stati Uniti abbiano mantenuto il loro status di paese più potente della regione con 81,6 punti, hanno visto ridursi della metà il loro vantaggio di 10 punti sulla Cina.
Il direttore dell’istituto, a capo della ricerca, Herve Lemahieu ha affermato: “il fatto che gli Stati Uniti abbiano subito un così duro colpo alla reputazione nella regione a causa della pessima gestione della pandemia ha contribuito a indebolire la loro leadership globale”.
Sebbene la pandemia abbia causato danni anche alla reputazione della Cina – il cui punteggio rimane invariato a 76,1 – la forte ripresa economica di Pechino e la sua cresciuta capacità militare, sulla base delle tendenze attuali, porteranno Pechino a colmare il divario con gli Stati Uniti entro la fine del decennio.
Il terzo posto della classifica è occupato stabilmente dal Giappone con 41 punti, che continua ad essere descritto come il “potere intelligente per eccellenza”, di un paese che riesce ad esercitare una notevole influenza nella regione nonostante le risorse limitate di cui è in grado di disporre rispetto a Stati Uniti e Cina.
(R.D.)