Le persone con disabilità sono purtroppo, molto spesso, esposte ad abusi sul posto di lavoro, dovuti alla loro inevitabile condizione di inferiorità.
Una sorta di bullismo, se così vogliamo definirlo, dettato da una mancanza (di intelligenza ed umanità) sicuramente più grave di quella con cui i disabili fanno i conti ogni giorno.
In Giappone, come succede del resto in qualsiasi altro paese, non mancano episodi simili di abusi a danno dei più “deboli”, che, poche “armi “hanno a disposizione per difendersi.
I numeri, riferiti a questa problematica, lasciano impietriti: secondo quanto comunicato dal Ministero del Lavoro, in Giappone, nell’anno fiscale terminato a marzo 2017, nonostante sia stata registrata una diminuzione del 13,4 % (attribuibile all’applicazione da parte del Governo di alcune leggi finalizzate alla lotta agli abusi dei lavoratori disabili), si sono verificati ben 972 casi di abusi a danno di lavoratori disabili, impiegati in 581 organizzazioni.
Questo calo, seppur incoraggiante, non è neanche lontanamente sufficiente a colmare una lacuna tanto profonda.
Un lato del Giappone, questo, assai diverso da quello rispettoso e fin troppo composto a cui siamo abituati.
La natura degli abusi è stata varia: abusi verbali, psicologici e fisici.
Alcune persone sono state costrette a lavorare per una retribuzione al di sotto del salario minimo, altri sono stati offesi verbalmente: atteggiamenti questi, normalmente inconcepibili, ancor più quando si ha a che fare con la disabilità.
R.D.