Durante la mia permanenza in Giappone ho conosciuto molti ragazzi e ragazze giapponesi, con cui ho condiviso molte esperienze uniche e indimenticabili. E’ stata un’occasione per confrontarsi, conoscersi e imparare cose gli uni degli altri che non avremmo mai potuto imparare attraverso libri e documentari.
Nonostante siano ragazzi e ragazze della mia età, ci comportiamo e ci rapportiamo gli uni agli altri in maniera completamente diversa. La differenza più marcata l’ho riscontrata nella “scarsa fisicità” delle relazioni interpersonali: il mio istinto mi dice sempre di abbracciarli, baciarli, comunicargli quello che provo e quello che penso ogni volta che passiamo del tempo assieme. Tutto questo non fa parte delle loro abitudini. La maggior parte delle persone che ho incontrato è riservata e timida, assolutamente non abituata a questo tipo di manifestazioni, soprattutto se fatte da una ragazza: “Come sei diversa!” è la frase tipo (secondo loro con un’accezione del tutto positiva) dei miei coinquilini per descrivere il mio – a parer loro – bizzarro modo di comportarmi in casa.
Parlando con il mio migliore amico, ho scoperto anche la differenza abissale che c’è tra il nostro modo di vivere le relazioni sentimentali e il nostro comportamento in presenza di una persona da cui siamo attratti: discrezione, riservatezza e una serie di rigide regole sono la base di una relazione tutta giapponese. Mi parlava timidamente della sua ragazza e riuscivo a percepire come fosse imbarazzato per il fatto di passare molto tempo a parlare soli io e lui in camera mia: “Dal momento che mi sono dichiarato ufficialmente alla mia ragazza, comportarmi come faccio con te non sarebbe corretto, in realtà potrebbe essere paragonato ad un tradimento”. Questa frase mi ha fatto riflettere sul diverso modo in cui viviamo il nostro rapporto. Per me, parlare con lui degli argomenti più svariati, ridere, uscire insieme e abbracciarlo, sono attività perfettamente compatibili con un’amicizia, per lui invece “è qualcosa di totalmente nuovo”.
Per capire meglio cosa intendesse con “dichiarazione ufficiale”, ho approfondito il discorso e sono venuta a conoscenza di vere e proprie regole da rispettare prima e durante la frequentazione. Tutto inizia con una serie di uscite tra amici, in cui ognuno porta alcune persone per trascorrere del tempo assieme, sia per evitare di sentirsi eccessivamente in imbarazzo, sia per ottenere “l’approvazione” dei rispettivi amici. Dopo alcune uscite di gruppo, in cui si cerca di mostrare velatamente il proprio interesse per quella persona, è possibile cominciare a uscire soli. Le mete più comuni per i primi appuntamenti sono molto classiche: cinema, parco o quattro chiacchiere davanti a una tazza di caffè.
A questo punto, arriva il tanto atteso “Kokuhaku”(告白), il momento in cui si confessa l’interesse nei confronti dell’altra persona nella speranza che si possa cominciare a uscire assieme come una coppia: “Sukidesu, Tsukiattekudasai”- è una delle frasi tipiche da dire che in inglese può essere tradotta come “I love you, can we start seeing each other?”. Se l’altra persona accetta, comincia una frequentazione seria, cosa che non può avvenire prima di questa dichiarazione ufficiale. Una cosa che mi ha stupito, è il fatto che molto spesso questa confessione avviene prima di essersi mai rivolti la parola, può essere il vero primo approccio tra due persone! Mi riesce davvero difficile immedesimarmi in questo meccanismo, completamente diverso rispetto a ciò a cui sono abituata.
“Prima del Kokuhaku non si usa tenersi per mano ed è impensabile scambiarsi un bacio o qualsiasi effusione”. Rendere la frequentazione ufficiale segna quindi un punto di svolta fondamentale per permetter alla relazione di progredire. In Giappone quindi, il rischio di incomprensioni per le coppie miste durante i primi appuntamenti è sicuramente molto alto, perché è difficile interpretare correttamente il modo di comportarsi dell’altra persona. Un occidentale che si sente dire “I love you” al primo appuntamento (o addirittura ancora prima) non può che sentirsi disorientato o spaventato, in quanto generalmente questo tipo di manifestazione verbale avviene più avanti nel tempo, avendo una valenza diversa e più profonda.
Allo stesso modo, per una ragazza o ragazzo giapponese ricevere un bacio improvviso quando la frequentazione è solo agli inizi, sarà certamente inaccettabile se non addirittura offensivo, poiché sarebbe interpretato come una manifestazione di interesse meramente fisico e sessuale, quando in realtà nella cultura occidentale può essere considerato il “Kokuhaku” per eccellenza.
Personalmente, è difficile immaginare di cominciare a frequentare qualcuno partendo dal presupposto che qualsiasi manifestazione debba seguire degli schemi precisi e preimpostati. Perché devono esistere regole per l’attrazione? Ogni coppia non dovrebbe essere libera di scegliere liberamente? “Questo meccanismo ci rende sicuri e mette chiarezza sulle nostre intenzioni; non lascia spazio a dubbi o a fraintendimenti”. Questa è la spiegazione per cui questa “prassi” è ancora seguita e accettata anche dai più giovani. Evidentemente, in Giappone un bacio non vale più di mille parole!
Ovviamente, quanto scritto e` una personale interpretazione, che non pretende di essere descrittiva di un comportamento sociale cosi esteso e complesso, per cui invito chiunque fosse interessato all’argomento ad approfondirlo nelle sedi piu’ appropriate, tenendo questa come un’ esperienza personale condivisa, che non pretende di spiegare ne` insegnare comportamenti e cultura che non sono standardizzabili ne` – suppongo – facilmente comprensibili senza tanti anni di vita sul posto alle spalle.
Ilenia A.