Viaggio nel tempo a Yoshinogari: Ritorno al Periodo Yayoi

Avete mai riflettuto su quanto oggigiorno i giovani non abbiano alcun interesse per la Storia? Io penso di essere l’eccezione che conferma la regola. Di conseguenza, dopo quasi due mesi di permanenza a Fukuoka e una valanga di rifiuti, ho deciso di rassegnarmi e di visitare da sola lo Yoshinogari Historical Park (吉野ヶ里歴史公園, Yoshinogari Rekishi Kōen), un meraviglioso sito archeologico nella prefettura di Saga, risalente al periodo Yayoi (300 a.C.- 300 d. C.). Coloro che non hanno mai studiato la storia giapponese forse lo conoscono solo di nome, chi invece ha studiato questo periodo storico all’università lo ricorda probabilmente come quello di cui c’era meno da studiare e durante il quale si suppone sia avvenuto il passaggio dalla caccia/raccolta alle prime forme di agricoltura. Fine. Eppure è un periodo piuttosto lungo, circa 600 anni di storia di cui si sa poco o nulla. Dovevo rimediare a questa mia incolmabile lacuna storica.

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Di conseguenza, un giorno – di pioggia, ovviamente – sono saltata su un treno e, con un solo cambio a Tosu, sono scesa alla stazione Yoshinogarikoen. Da lì, ci si impiega solo circa un quarto d’ora a piedi per raggiungere il parco. Lo Yoshinogari Historical Park è probabilmente il più vasto ed importante sito Yayoi in Giappone e, per questo, il miglior luogo per poter imparare ed approfondire questo periodo storico giapponese. Il parco, infatti, copre l’area di un antico insediamento Yayoi, nel quale sono stati scoperte dozzine di abitazioni a fossa, depositi sopraelevati e oltre 2000 tombe. Si pensa che l’insediamento di Yoshinogari fosse uno dei più grandi villaggi del tempo circondati da fossati e, probabilmente, è stato sede di una delle primissime forme di governo in Giappone. Infatti, dal momento che corrisponde sia il periodo storico che l’ubicazione, si crede fermamente che le rovine di Yoshinogari siano ciò che rimane dell’antico regno di Yamatai, citato nelle cronache cinesi. Di conseguenza, ciò rende questo luogo un sito di importanza storica vitale per l’intera nazione.
Oggigiorno l’antico sito archeologico è stato preservato mediante l’impressionante ricostruzione dei villaggi in ogni minuzioso particolare: dalle abitazioni a fossa, ai depositi sopraelevati, alle torri di guardia, ai templi e ad altre strutture, a molte delle quali si può accedere liberamente.
L’ingresso al parco non è molto costoso (circa 420 yen) ma non mi è pesato per niente pagare perché ho potuto sperimentare dal vivo la vita quotidiana del tempo, acculturandomi nel contempo. La pioggia ha giocato, a mio avviso, un ruolo fondamentale nella mia esperienza, apportando contemporaneamente un aspetto positivo e uno negativo: l’aspetto positivo consiste nel fatto che ho potuto camminare ed entrare nei villaggi con tutta la calma del mondo (anche perché non c’era nessuno in giro), percependo il fango che mi faceva slittare i piedi, come sicuramente avveniva normalmente al tempo quando pioveva; l’aspetto negativo, invece, sta nel fatto che, a causa della pioggia, tutta la sezione che offriva di sperimentare in prima persona le attività tipiche del periodo Yayoi, come l’intaglio delle rocce, la creazione di un gioiello, la costruzione di un vaso, l’accensione di un fuoco con dei legnetti ecc. (tutto per la modica aggiunta di 100-250 yen), era chiusa. È stato davvero un peccato. È altrettanto vero, però, che se avessi scelto di andare in un giorno di sole, il parco sarebbe stato pieno di visitatori che si sarebbero avventati sulle attività come locuste su di un campo di grano, impedendomi di fare attivamente quelle esperienze e di vedere qualcosa. Quindi, forse, è stato meglio così.
A Yoshinogari sono stati ritrovati resti risalenti ad ogni fase del periodo Yayoi, ma per ovvie ragioni, le ricostruzioni dei villaggi si basano su quelli risalenti al periodo tardo (dal 100 al 300 d.C.), in cui quest’insediamento ha conosciuto la sua cosiddetta “età dell’oro”. Di seguito, mi piacerebbe guidarvi, tramite le foto, nella mia visita con tanto di spiegazioni storiche.

FORTIFICAZIONI E MINAMI NAIKAKU:
Innanzitutto, vi consiglio di entrare dall’East Gate perché è quello che vi immette direttamente nella sezione storica del parco. Seguendo le indicazioni e orientandovi con la mappa fornitavi, vi troverete su di un ponte che vi permette di attraversare il fossato esterno e di fronte ad un ingresso circondato da un’appuntita abatis1 di legno che ricrea le antiche difese del villaggio, le quali sono state ritrovate ai lati delle entrate che permettevano l’accesso ad aree di grande importanza.
Procedendo, si giunge così al cosiddetto “Minami Naikaku”, che vuol dire recinto interno meridionale. Quest’area presenta ulteriori fortificazioni (fossato circolare, palizzate, torri di guardia ecc.) poiché si pensa che, grazie alla grandiosità di queste e ai ritrovamenti di numerosi reperti in ferro, fosse il luogo in cui risiedevano i regnanti di Yoshinogari con le loro famiglie e le persone di alto status sociale. Infatti, all’interno di Minami Naikaku, si trovano numerose abitazioni a fossa2, a cui si può accedere e in cui spesso sono presenti utensili e manichini che ricreano la vita quotidiana della popolazione di Yoshinogari. Per entrarci, bisogna piegarsi al fine di passare per il piccolo ingresso e scendere la stretta scala. Queste abitazioni erano tutte costruite in legno e, di norma, prevedevano al centro il focolare e ai lati i vari utensili. Ogni abitazione aveva un suo scopo preciso: per esempio, oltre allo scopo residenziale, c’erano anche numerose strutture dedicate alla cucina, alla tessitura ecc.

Per quanto riguarda le torri di guardia, sono alte quanto un edificio di quattro piani e, poiché poste in prossimità dei margini della palizzata sporgenti verso il fossato, garantivano alle sentinelle una perfetta visione di chi entrava ed usciva dal villaggio. Infine, nell’angolo nord-ovest di Minami Naikaku, protetto da un’ulteriore palizzata sorvegliata da una torre di guardia, è stata ritrovata l’abitazione a fossa designata ai regnanti di Yoshinogari e ai loro famigliari. Da notare, il motivo decorativo ligneo sulla cima del tetto che la distingue da tutte le altre, forse un simbolo di regalità.

KITA NAIKAKU:
Proseguendo lungo i sentieri che hanno nomi suggestivi come “Himiko Path” o “Yayoi Path”, si arriva finalmente al vero cuore del villaggio di Yoshinogari, cioè “Kita Naikaku” (o recinto interno settentrionale). Questo era il luogo in cui venivano stabilite le date della semina e della mietitura del riso, dei matsuri e delle cerimonie stagionali e dove avevano luogo il mercato, le decisioni politiche e i riti e le preghiere dedicati agli antenati. Per comprendere l’enorme importanza di questa zona, basta osservare la doppia recinzione con l’ingresso a forma di chiave, la cui particolarità era proprio quella di impedire l’accesso diretto dall’esterno. Estremamente interessante è il fatto che questo tipo di fortificazione era ampiamente usato in Cina al tempo; di conseguenza, la sua presenza a Yoshinogari indica un’influenza cinese sull’insediamento. Ad incrementare ulteriormente la sicurezza si aggiungono anche il doppio fossato circolare e la presenza di torri di guardia. Ma cosa c’è all’interno? Niente meno che il santuario, la residenza del sacerdote, la casa della purificazione e, ultima ma non meno importante, la sala cerimoniale, distinguibile a causa del motivo decorativo ligneo che si staglia sul tetto. Quest’ultima, in particolare, è il cuore pulsante dell’insediamento, poiché è proprio al secondo piano di questo edificio che il regnante e tutti i capi dei villaggi vicini si incontravano per prendere decisioni o semplicemente per prendere parte ad importanti cerimonie rituali. Al terzo piano, invece, avevano luogo i riti sciamanici: in risposta alle preghiere della popolazione, il capo dava disposizioni alla sciamana di interrogare il volere degli antenati, ascendendo al mondo delle divinità. Mentre avveniva il rito, il regnante e i capi villaggio attendevano il responso al piano di sotto.

DEPOSITI E KITA FUNKYUBO:
Poco al di fuori della recinzione esterna, si trovano invece i depositi sopraelevati, in cui si crede vi fossero immagazzinati i semi e le offerte di riso, gli oggetti sacri utilizzati durante rituali e cerimonie e le giare funebri. Da questo punto, infatti, proseguendo verso nord, si giunge al “Kita Funkyubo” ovvero le sepolture a nord. In questa zona si trovano la sala delle preghiere, la colonna, il “Tomb Path” (la Via alla Tomba) e, ovviamente, i tumuli. Per arrivarci, ci sono due modi: tramite il Tomb Path e mediante un sentiero che lo costeggia. Qual è la differenza? Il Tomb Path è una sorta di canalone, di via scavata nel sottosuolo che, si crede, venisse usata dagli abitanti di Yoshinogari per visitare i tumuli e per rendere omaggio alle anime degli antenati; il sentiero, invece, è al livello del terreno ed affianca parallelamente il Tomb Path ma, sull’altro lato, costeggia una linea di terra di circa 600 m in cui sono state rinvenute più di 2000 urne sepolcrali, simili a grosse giare. Probabilmente questo sentiero veniva utilizzato per visitare i defunti. Onestamente parlando – devo ammetterlo – vedendo queste giare (alcune anche molto rovinate o danneggiate) a cielo aperto, esposte alle intemperie metereologiche, il mio spirito di archeologa dilettante aveva incominciato ad infiammarsi in preda all’indignazione, fino a quando non ho realizzato che anch’esse non erano altro che ricostruzioni dei reperti trovati.
Ritornando a Kita Funkyubo, la sala delle preghiere era presumibilmente il luogo in cui la popolazione si recava al fine di pregare o fare offerte agli spiriti ancestrali che riposavano nei tumuli. La colonna (chiamata “Ricchu” che vuol dire appunto colonna), invece, indicava simbolicamente il luogo in cui riposavano gli spiriti ancestrali. Infine, parliamo dei tumuli, al tempo chiamati “funkyu”. Si pensa che questi siano il luogo del riposo perenne di varie generazioni di regnanti di Yoshinogari. Infatti, si tratta di cumuli di terreno differente impilati uno sopra l’altro in strati fino a formare una sorta di collina, la cui struttura risultava forte e robusta. All’interno di questi sono state ritrovate 14 giare funebri e si ritiene che queste costruzioni siano state create ed utilizzate a scopo funebre nel medio periodo Yayoi, intorno al 1 secolo a.C. Successivamente, pare che la funzione funebre sia decaduta e che venissero considerati semplicemente come il luogo di riposo degli spiriti ancestrali.

METODO DI SEPOLTURA:
Innanzitutto, la giara funebre (chiamata “kamekan”) è un involucro per l’inumazione che è stato ritrovato solo nel Kyūshū settentrionale. Grazie ai ritrovamenti, si può dedurre con certezza che le giare erano di 2 tipi: il primo tipo consisteva in una giara divisa in due pezzi esattamente nel mezzo; il secondo tipo, invece, era una semplice giara coperta con una grande pietra piatta, la quale fungeva da coperchio. Sebbene la differenza d’uso non sia ancora stata individuata con certezza, si suppone che possa dipendere dal divario di ceto sociale.

Questo metodo di sepoltura, molto diffuso nel medio periodo Yayoi, consisteva nello scavare una sorta di fossa sul pendio del funkyu, a circa 2 metri di distanza dalla cima, e successivamente di modellare il buco scavato fino ad ottenere una sorta di tunnel. Qui veniva poi inserita un’estremità di una giara funebre in due pezzi. Nella parte di giara ormai fissata nel pendio, veniva di seguito inumato il corpo del defunto, il quale veniva piegato in una sorta di posizione accovacciata. Poi, veniva aggiunta l’altra estremità della giara, la quale fungeva da coperchio. Successivamente, si procedeva alla chiusura della giara tramite una sorta di saldatura in argilla che teneva unite le due estremità, sigillando il corpo del defunto all’interno. Infine, la fossa scavata, con la giara in essa, veniva ricoperta di terra fino a riempirla e venivano recitate le preghiere per il defunto.

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE:
Sono presenti altre tre sezioni dello Yoshinogari Historical Park che sono, rispettivamente, “Naka no Mura”, “Kura to Ichi” e “Minami no Mura”. Il primo è un piccolo villaggio che si trova fra Kita Naikaku e Minami Naikaku e che comprende abitazioni a fossa destinate all’allevamento dei bachi da seta, alla tessitura della seta, alla fermentazione dell’alcool e ad altre attività artigianali. Il secondo è il luogo dove avvenivano gli scambi commerciali, sede del mercato e completamente fortificato e circondato da fossati. Vicino era presente un largo fiume navigabile, attraverso cui probabilmente i beni venivano commerciati con altri villaggi/stati. Kura to Ichi, nell’architettura delle sue strutture, ricorda molto il design dell’antico mercato cinese. Minami no Mura, infine, è il luogo in cui si crede risiedesse la popolazione di ceto medio-basso di Yoshinogari, dal momento che, come abbiamo visto, sia all’interno di Kita Naikaku che di Minami Naikaku vivevano il regnante e la sua famiglia, le famiglie di alto status sociale e il sacerdote. Un’altra ipotesi che va a suffragare questa tesi è la completa mancanza di una qualsivoglia fortificazione a proteggere il luogo. Inoltre, il fatto che questo villaggio, semplice come molti altri ritrovati in tutto il Giappone, sia situato nella parte più a sud di Yoshinogari fa supporre che Yoshinogari avesse subito realmente un’influenza cinese, come si vede bene nel concetto “Il Nord ha un rango più elevato del Sud”. E se ci riflettiamo bene l’intera area è costruita su questo fondamentale principio: a nord i funkyo, sede degli spiriti ancestrali e dei defunti che devono essere onorati e venerati; giusto poco più a sud ecco Kita Naikaku, sede del potere politico e religioso; poi Minami Naikaku, luogo di residenza della popolazione altolocata; infine, nell’estremo sud, Minami no Mura, residenza delle persone comuni.
Oltre alla parte storica, il parco (inteso Yoshinogari Kōen) comprende anche aree ricreative, come grandi spazi aperti in cui si può fare pic-nic o praticare sport, campi da gioco, campi da golf, campi di fiori e campi in cui si può studiare la coltivazione del riso o la natura presente nelle antiche foreste. Vi sono, inoltre, anche ristoranti, musei e negozi di souvenir.

METODO DI PRESERVAZIONE DEI REPERTI:
L’ultimo argomento che vorrei affrontare è proprio quella della conservazione dei reperti storici. Come abbiamo visto, lo Yoshinogari Historical Park3 è tutto basato sulla ricostruzione di strutture e di reperti, ma dove sono quelli originali? I reperti che potevano essere spostati sono stati tutti catalogati e messi al sicuro nei musei sparsi per il parco, di cui il principale è lo Yayoi Life Museum, ma cosa è accaduto alle strutture architettoniche? Al fine di preservare questi resti architettonici di importanza inestimabile, è stato deciso di ricoprirli con due strati di terreno, in modo da proteggerli contro il degrado del tempo. Ora, più di 30 cm di terreno dividono i resti dalle ricostruzioni. Infatti, il sito di Yoshinogari è rinato proprio al di sopra dei reperti originali senza minimamente danneggiarli. In questo modo, i visitatori hanno l’occasione di immergersi davvero nella cultura Yayoi, proprio come se fossero tornati indietro nel tempo. Infatti, il personale del parco indossa abiti del tempo ed è sempre disponibile a dare ulteriori informazioni ai visitatori interessati; inoltre, i visitatori hanno anche la possibilità di camminare indisturbatamente fra gli edifici, di entrarci o di salirci, di percepire in prima persona l’atmosfera quotidiana di un villaggio Yayoi.
Se anche voi avete voglia di abbandonare quest’epoca per un giorno e di “ascoltare la voce degli Yayoi”, allora vi consiglio assolutamente di andare a Yoshinogari. Qui, il mio desiderio impossibile di viaggiare nel tempo e di visitare un’epoca passata si è indubitabilmente realizzato.

Nicole Carlucci