TIPI DI CONTRATTI – LAVORARE IN GIAPPONE PARTE 2

Pubblichiamo di seguito il secondo contributo in tema di lavoro (Link: Lavorare in Giappone – parte 1), avente ad oggetto le principali tipologie di contratto in Giappone. La terza e ultima relativa all’argomento “lavoro” verrà pubblicata il prossimo venerdì su FocusGiappone.


Per classificare le forme d’impiego vengono generalmente usati tre macro criteri, distinguendo tra impiego diretto o indiretto, part-time o full-time, a tempo indeterminato o determinato. Quando si tratta di classificare i dipendenti giapponesi, questi criteri non sono sufficienti a descrivere appieno le condizioni lavorative. In primo luogo, guardando oggettivamente alla situazione attuale, anche se fossero soddisfatti tutti i criteri, le condizioni d’impiego differirebbero considerevolmente se il lavoratore venisse considerato “standard” (ovvero a tempo indeterminato e full-time) o meno. Ad esempio, stando a quanto affermato da un sondaggio del Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare, tra i lavoratori full-time a tempo indeterminato assunti in aziende con un massimo di dieci dipendenti, il salario medio “standard” (正社員) si aggira attorno ai 314’000 Yen,  e solamente 182’800 per gli altri. In secondo luogo, il confine tra lavoratore full-time e part time è molto sottile e non risponde a delle regole precise: nel Japan’s Part time Worker’s Act, il termine lavoratore part-time descrive una persona che lavora meno dell’orario ordinario settimanale previsto per quel ruolo. È però possibile lavorare per lo stesso numero di ore di un impiegato a tempo pieno, ma essere classificati ugualmente part-time in base al ruolo che si riveste all’interno dell’azienda. Inoltre, esiste un’enorme differenza tra gli impiegati non-standard in età lavorativa (sotto i 60 anni) e quelli reinseriti nel mondo del lavoro dopo aver raggiunto l’età del pensionamento: il livello di soddisfazione che traggono dalle proprie condizioni lavorative per coloro che hanno superato i 60 anni d’età è più alto rispetto ai loro colleghi più giovani.

SHUSHIN KOYOU (終身雇用)

Il tipo di contratto più noto e rappresentativo del Giappone è il “life-time job”, che racchiude in sé due diverse interpretazioni, una razionale e funzionale, l’altra storica e culturale. In primo luogo, cercare di mantenere stabile il capitale umano presente potrebbe essere una strategia per ridurre il deflusso di impiegati con conoscenze tecniche elevate, dal momento che le stesse competenze sono state acquisite attraverso l’esperienza diretta nell’impresa e quindi ad essa strettamente connessa.  Un fattore che gioca sicuramente a favore del cosiddetto “Shushin Koyou” è il sistema del “Seniority wages”, che permette alle aziende di dilazionare il pagamento dei salari nel tempo, in modo da rendere più conveniente per i dipendenti restare nella stessa azienda a lungo termine. Questo meccanismo prevede salari inferiori alla produttività marginale per gli impiegati con un contratto a breve termine e offre invece salari che aumentano fino a superare la produttività marginale per coloro che scelgono un contratto a lungo termine. Questo sistema implica costi del personale più elevati per mantenere alto il livello dei salari dei dipendenti più anziani e porta con sé la necessità di un pensionamento obbligatorio quando le persone sono ancora relativamente giovani.

Dal punto di vista culturale invece, il contratto “a vita” richiama l’antica società feudale. La fedeltà giurata alla propria azienda potrebbe essere paragonata a quella giurata al proprio signore in età medievale. Questo tipo di legame, quasi indissolubile, tra personale e azienda implica molta dedizione nel lavoro, lunghi turni lavorativi e la volontà di sposare completamente la filosofia aziendale, identificandosi completamente con essa.

KEYAKU SHAIN契約社員

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“The ways of working and Consciousness of Keiyaku- Shain” Koji Takahashi – The Japan Institute fot Labour Policy and Training.

La percentuale di lavoratori assunti con un “contratto a progetto” corrisponde al 9% del totale degli impiegati. Esistono pochi studi su questa categoria di lavoratori, la quale risulta essere tutt’oggi poco tutelata. In seguito a un sondaggio, la maggior parte degli intervistati hanno dichiarato che il motivo per cui hanno “scelto” questo tipo di contratto è perché non esistevano reali opportunità di lavorare come un dipendente standard e il contratto a progetto era la soluzione temporanea migliore per raggiungere il loro scopo in breve tempo. A differenza dei lavoratori part-time, che hanno espresso la volontà di lavorare di meno e con orari più flessibili per motivi personali, i lavoratori a progetto hanno fornito quindi una motivazione “passiva”. Secondo il sondaggio risultano di conseguenza anche la categoria con il più basso livello di soddisfazione nel mondo del lavoro.

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“The ways of working and Consciousness of Keiyaku- Shain” Koji Takahashi – The Japan Institute fot Labour Policy and Training.

 

HAKEN – SHAIN(派遣社員)

Il contratto interinale si è diffuso largamente in seguito alla crisi del 2008. I lavoratori che trovano impiego tramite agenzia interinale hanno pochissimi diritti e non usufruiscono dei benefici riservati agli impiegati full-time. Ad esempio, non godono della tutela dello Stato prevista per la disoccupazione, poiché spesso il loro contratto dura meno di un anno (durata minima per accedere al sostegno statale previsto per la disoccupazione). In molti casi, questi lavoratori vengono addirittura licenziati prima della scadenza effettiva del loro contratto (派遣切り) e, poiché il sistema giudiziario non prevede penalizzazioni per questo tipo di comportamento, non è possibile ottenere facilmente un risarcimento dei danni.

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“The ways of working and Consciousness of Keiyaku- Shain” Koji Takahashi – The Japan Institute fot Labour Policy and Training.

ARUBAITO(アルバイト)/ PART(パート)

Arubaito (アルバイト): con questa parola di origine tedesca si indica un lavoro casuale o un lavoro part-time, solitamente svolto da studenti o ragazzi giovani che non possono essere assunti regolarmente con un contratto full-time. Spesso le persone assunte con questa formula in determinati periodi e in determinate condizioni si trovano a lavorare anche oltre le otto ore giornaliere: ad esempio, uno studente può decidere di non lavorare nel periodo degli esami, per poi recuperare le ore perse nei periodi di vacanza. Ultimamente, poi, si parla molto anche di “Black Arubaito”, ovvero il lavoro “in nero” offerto da talune aziende che chiedono di lavorare irregolarmente o senza pagare lo straordinario.

Appare quindi fondamentale distinguere l’Arubaito dal “Part”(パート), che corrisponde invece al lavoro part-time standard, generalmente scelto dalle casalinghe che devono conciliare più impegni. Con questo tipo di contratto le persone lavorano tra le 3 e le 6 ore giornaliere, nei giorni prestabiliti inizialmente.

 

(Mattia C. e Ilenia A.)