Suicidi in Giappone: il Governo prevede il 30% in meno nel prossimo decennio

Il Giappone è, tra i paesi sviluppati, uno di quelli caratterizzati dal più alto numero di suicidi, ed e` riuscito a scendere sotto quota 22.000 all’anno (15.000 uomini e circa 6.800 donne) solo nel 2016, dopo oltre 20 anni.

Le principali cause di questa piaga sociale sono legate ai problemi di salute, economici e familiari.

Le prime statistiche sono iniziate nel 1978 e, negli ultimi 7 anni, è risultata in calo la tendenza dei suicidi (il Ministero della Salute e del Welfare attribuisce questo miglioramento agli sforzi compiuti dal Governo per combattere questo fenomeno sociale).

La situazione resta comunque allarmante per il Giappone, con il sesto più alto tasso dei suicidi al mondo (19.5 per 100.000 persone).

Mercoledì scorso il Governo ha riconfermato la sua determinazione affinche` le percentuali dei suicidi diminuiscano notevolmente (prevedendo un piano che porti ad una diminuzione del 30% nel prossimo decennio).

Tra i primi provvedimenti urgenti c’e` la creazione di istituzioni mediche di supporto per chi ha tentato il suicidio e che siano in grado, allo stesso tempo, di fornire visite di controllo mentale alle neo-mamme.

La depressione post-partum è stata riconosciuta nel 10% delle mamme ma , fino ad ora, il Governo sembra abbia sottovalutato il problema, tant’è che non è mai stato svolto alcun sondaggio per valutare l’incidenza dei suicidi post- partum.

Il progetto ministeriale vede l’impiego di personale specializzato nella prevenzione dei suicidi, che dovrà fare i conti anche con i numerosi casi “karoshi” (morte da superlavoro), supervisionando sulle eccessive ore di lavoro.

Anche il bullismo nelle scuole contribuisce negativamente all’aumento dei suicidi: per questo verrà incrementata l’informazione , affinchè vengano fornite indicazioni su come e a chi chiedere aiuto in caso di bisogno.

R.D.