Pachinko, l’ossessione giapponese

Percorrendo le vie di una qualsiasi città giapponese è impossibile non notare le numerosissime sale giochi, chiamate Pachinko, che prendono il nome dal gioco d’azzardo più popolare e diffuso nel paese del Sol Levante. In particolare durante le ore serali, spesso si incontrano e balzano subito all’occhio in quanto occupano interi palazzi molto illuminati da luci colorate.

Il gioco, in Giappone, è in realtà proibito dal codice penale e di conseguenza i casinò sono illegali. Eccezioni sono i gratta e vinci gestiti dallo Stato (con l’intendo di aumentare le entrate) e appunto, le sale in cui è possibile giocare a Pachinko.
Per questo gioco, infatti, la legge ammette una deroga, in quanto le vincite non sono in denaro, ed i premi consistono in sfere metalliche che poi possono essere convertite in sigarette, cioccolata, altri oggetti di elettronica e naturalmente denaro al di fuori della sala giochi.

Il gioco è molto simile ad un flipper: una sfera metallica viene lanciata, la maggior parte delle volte viene persa, ma se cade in determinati punti escono altre sfere che possono essere convertite in premi.

Al loro interno, le sale di Pachinko sono caratterizzate da un forte odore di fumo, non essendoci alcun divieto di fumare, e un rumore assordante, creato dalle innumerevoli macchinette per il gioco.
All’interno di queste sale è possibile vedere moltissime persone, sia uomini che donne, spesso vestiti in completo formale, seduti davanti a lunghe file di LED con gli occhi fissi, intenti a giocare.

I Giapponesi hanno sviluppato una vera ossessione per questo gioco a partire dagli anni ‘40. L’origine del gioco risale agli anni ‘20 negli Stati Uniti, ed oggi si stima che tale gioco generi per le aziende private proprietarie delle sale un ritorno da 30 trilioni di Yen. Per avere un’idea delle proporzioni, basta pensare che la cifra equivale ad un business più ampio di quello creato da tutti i casinò legali in giro per il mondo.
Le ultime ricerche contano circa 18,000 sale con più di 4 milioni di macchine in totale.

Profitti così elevati hanno naturalmente spinto l’ingresso in questo mercato della mafia giapponese (yakuza): le organizzazioni criminali gestiscono lo scambio delle sfere metalliche con i premi in denaro, che deve avvenire al dì fuori della sala giochi per aggirare la legge contraria al gioco d’azzardo.

Per molti giapponesi il Pachinko è una vera e propria dipendenza; viene praticato come distrazione dallo stress del lavoro e quello domestico (molte le donne, anche anziane, dipendenti dal gioco), nel tentativo di estraniarsi dal mondo e non pensare più a nulla.

(Silvia Zanetti)