L’Italia alla scoperta del Giappone: il futuro del Japanese Food in Italia secondo una delle piu’ importanti aziende italiane del settore.

Il 12 e il 13 marzo si sono tenute presso l’Asia Business Center di Fukuoka, organizzate da Japan Italy Economic Federation, due giornate di incontri tra alcune delle principali aziende locali di prodotti agro-alimentari e Bernard Robert Journo, CEO di Gourmet Line Srl. L’azienda, tra i leader in Italia nell’importazione e distribuzione di generi alimentari giapponesi, nasce alla fine degli anni ’80, occupandosi della distribuzione di sea food e prodotti come il caviale e, a partire dal 2001, si concentra sui prodotti alimentari giapponesi, arrivando al giorno d’oggi a un fatturato annuo di circa 16 milioni di euro.
“Negli ultimi 10 anni – spiega lo stesso Journo, intervistato da FocusGiappone – abbiamo assistito ad una crescita costante delle importazioni dal Giappone. La nostra azienda aumenta le importazioni di circa il 50% ogni anno e nel giro dei prossimi due o tre anni si prospetta una crescita ancora maggiore grazie all’accordo per l’abolizione dei dazi tra Giappone e UE”.

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Dati, questi, che ci mostrano un sempre più forte interesse per i prodotti alimentari del Giappone. “Nonostante il mercato alimentare giapponese in Italia si sia diffuso in ritardo rispetto al resto dell’Europa, siamo ora in una fase di sviluppo impetuoso che ha avuto come conseguenza anche l’ingresso nella cucina italiana di prodotti tipici giapponesi”. Come non citare, allora, il sake, indubbiamente bevanda alcolica più conosciuta e apprezzata; o, se parliamo di piatti, il sushi. “L’alimentazione giapponese ha iniziato ad essere conosciuta proprio grazie al sushi – continua Journo – solo più recentemente si sono diffuse pietanze come la tempura, il ramen, la soba, il panko, la salsa di soia” che, ad oggi, sono diventati prodotti ampiamente utilizzati nei ristoranti italiani. Da sottolineare, inoltre, che la cucina giapponese ha diffuso la “cultura del crudo”, prima presente solo in limitate realtà regionali. Al giorno d’oggi l’attenzione alla scelta di prodotti sani è molto più evidente rispetto al passato, e uno dei motivi per cui il Giappone viene spesso nominato in ambito culinario è proprio questo suo aspetto: “Gli italiani – spiega Journo – pensano che la cucina giapponese sia dietetica e salutare e a diffondere quest’idea furono le modelle che, anni fa, durante la settimana della moda di Milano, affermarono di mangiare solo sushi, rendendolo incredibilmente famoso tra le ragazze”. Ovviamente, però, “gli italiani non si sarebbero mai interessati alla cucina giapponese se non l’avessero trovata anche buona”.
Italia e Giappone, quindi, se si parla di cucina, risultano apprezzarsi a vicenda e ciò è ben visibile anche dal tentativo di alcuni ristoratori di portare avanti una fusione tra le due tradizioni. Journo prosegue: “Credo si stia creando nell’ambiente dell’alta cucina italiana un interesse sempre maggiore per lo scambio tra le due tradizioni culinarie. Ad esempio, a Milano il ristorante Tomoyoshi presenta un menù di piatti tipici italiani ma realizzati da un cuoco giapponese con ingredienti giapponesi. Sempre più chef stellati sono incuriositi dai prodotti alimentari giapponesi e sono sicuro che questa collaborazione e interesse continueranno a crescere”.
Perché e che cosa lega particolarmente Italia e Giappone? “Indubbiamente la varietà – risponde Journo – Inizialmente sono sempre andato a Tokyo, ma visitando il resto del Giappone ho notato una ricchezza di cucine regionali molto simile a quella italiana, ricchezza che ben pochi paesi al mondo possono vantare. Ad esempio Fukuoka, nonostante non sia molto conosciuta dagli italiani, è una fucina di materie prime ottime: ho notato una grande qualità e competenza nella produzione e lavorazione dell’alga nori e anche il ramen mi è sembrato strepitoso, così come i prodotti a base di yuzu, sempre più richiesti nei ristoranti italiani di alto livello”. Una varietà, quindi, che affascina e incuriosisce l’italiano, da sempre pronto alla sperimentazione di nuovi gusti e sapori. “In Giappone c’è sempre qualcosa da imparare e spero – conclude Journo – di riuscire a portare in Italia tutta questa varietà. Quella della cucina giapponese in Italia non è una moda passeggera, credo sia un interesse destinato a rimanere a lungo, e che ci impegnamo a sostenere col nostro impegno anche grazie al supporto unico che organizzazioni come la Japan Italy Economic Federation ci garantiscono, a cui va il nostro piu sentito ringraziamento ”.
R.D.