Ingresso nel mercato giapponese: intervista all’Avv. Masatoshi Tanaka

In un mondo in cui tutto è regolato, tutto è normato, per capire la società di un paese ed eventualmente approcciarne il mercato è importante avere l’opinione di un professionista del diritto.

FocusGiappone presenta l’ intervista realizzata a Fukuoka all’Avv. Masatoshi Tanaka, fondatore del noto studio legale Meilin International Law Firm e tra i vice-presidenti della Japan Italy Economic Federation (JIEF), potente organizzazione giapponese che raccoglie grandi aziende e istituzioni con interessi in Italia.

“Giapponesi e Italiani sono più simili di quanto si creda: ricerchiamo l`eccellenza e la bellezza, anche se in modi diversi” afferma l`Avv. Tanaka prima nell`intervista.

    • Buongiorno Avvocato, come mai ha scelto questa professione?

La mia è stata una scelta maturata nel tempo.

All’epoca in cui frequentavo ancora la scuola dell’obbligo ero fortemente motivato a diventare un diplomatico: la mia ambizione era quella di aiutare le persone che più avevano bisogno, specialmente in aree critiche del sud-est asiatico.

In quel periodo erano forti i disagi dovuti a guerre, povertà, crisi economica in paesi come Cambogia, Laos e Vietnam e come unica via di fuga molte persone si imbarcavano nel viaggio della speranza verso il Giappone, trovando in molti casi la morte.

Era una situazione simile a quella che oggi vivete in Italia con i paesi del nord Africa. Ebbene, la mia sensibilità di bambino mi porto` a voler diventare qualcuno in grado di aiutare anche solo alcune di queste persone.

In Giappone esiste una forte gerarchia nelle Università e pertanto, per poter aspirare a lavorare in Ambasciata o in organizzazioni internazionali come l’ONU, vi è un ristretto numero di prestigiose Università a cui bisogna iscriversi.

Decisi cosi di frequentare una di esse, la KEIO University a Tokyo. Crescendo d’età venne la consapevolezza che per mia natura non sarei riuscito a vivere in uno di quei Paesi, vista l’enorme differenza in termini di cultura, benessere e sviluppo.

In quel momento mi resi conto che per aiutare le persone in difficoltà non dovevo per forza guardare cosi lontano; in effetti, anche in Giappone, seppur ai vertici dell’economia mondiale, la situazione non era rosea.

Lontano dalle grandi realtà come Tokyo, Osaka e Nagoya vi era ancora molto da fare. Arrivai cosi alla decisione di voler provare a diventare avvocato e diventarlo non fu semplice ma alla fine, 21 anni dopo, posso dire che fu sicuramente un’ottima scelta.

      • Quando ha capito di voler aprire uno studio proprio e di respiro internazionale?

Non posso dire di non essere ambizioso, quindi mi fu subito chiara l`idea di voler aprire un mio studio.

In Giappone, soprattutto all’epoca dei miei studi, l’avvocato esercitava in ogni area del diritto, dal penale al civile, dal commerciale all’amministrativo.

Io non ho mai condiviso questa concezione ed ho sempre pensato che il futuro fosse specializzarsi in aree circoscritte, in modo tale da poter offrire sempre il meglio al cliente.

La mia visione fu uno studio eterogeneo diviso in dipartimenti, ognuno con diverse specialità.

Posso dire di essere stato ed esserlo tutt’ora, secondo alcuni, il numero uno in diritto della proprietà intellettuale.

Su questa base fondai nel 2010 il Meilin Law Office cercando i migliori professionisti in diverse materie del diritto.

Nel 2013 aggiunsi la parola “International” al mio studio, essendo stato tra i primi a Fukuoka e nel Kyushu a puntare molto sulle transazioni internazionali; credo infatti che lo sviluppo di quest’area sia legata a doppio filo con la capacità di aprirci con l’estero.

      • Qual è la rilevanza della materia internazionale nell’attività del suo studio?

Ad oggi, parliamo di circa il 30% del totale delle controversie o consulenze.

Pur essendo un numero nella media, se ci confrontiamo con gli studi medio-grandi di Tokyo, è sicuramente un dato eccezionale a cui pochi studi possono aspirare in Kyushu.

      • “I negoziati tra Bruxelles e Tokyo per l’accordo di libero scambio fra Unione europea e Giappone hanno fatto progressi, ma ora dobbiamo finire il lavoro”, e “sono sicuro che possiamo farlo prima della fine di quest’anno”.Ha mostrato ottimismo il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, parlando a margine dell’incontro con il premier nipponico Shinzo Abe.Il recupero dalla crisi delle maggiori economie mondiali è ancora troppo modesto, e ci sono ancora “una serie di rischi, tra cui un rallentamento della crescita nelle economie emergenti”, e per questo “abbiamo bisogno di unire le nostre forze per promuovere la crescita e gli investimenti”, ha ammonito Juncker secondo cui “questo è il motivo per cui l’accordo di libero scambio con il Giappone è così importante”.In aggiunta, possiamo dire che è stato stimato che l’accordo Giappone-EU porterebbe un incremento del PIL di circa lo 0,8%, il quale sarebbe addirittura superiore alla stime dello 0,5% di incremento che porterebbe il TTIP con gli Stati Uniti.

                      Qual è la sua opinione su questo possibile accordo con l’Unione Europea?

Posso dire che potrebbe essere un’ottima occasione per riuscire a sbloccare l`economia giapponese e spingere l`Europa fuori dalla recessione.

L`unica mia preoccupazione sono le tempistiche.

Credo fermamente che per una realtà come il Kyushu, fatta di piccole-medie imprese, sia un’ottima opportunità per svilupparsi e fare il salto di qualità.

In quest’area del Giappone si hanno degli ottimi rapporti commerciali con la Corea del Sud, la Cina e l’Australia ad esempio.

L’Europa, invece, è vista ancora come meta lontana e difficilmente raggiungibile.

Pertanto, un accordo in questo senso potrebbe essere determinante per futuri investimenti o transazioni commerciali: ciò porterebbe un forte sviluppo per le imprese di questa zona che cercano nuovi sbocchi.

      • Quali sono le possibilità per un imprenditore “gaijin” (straniero) qui a Fukuoka?

Iniziamo col dire che, rispetto a Tokyo, i “business cost” qui sono tra il 40-50% inferiori.

Sicuramente questo è un fattore determinante per un eventuale investitore/imprenditore.

A questo si aggiunga anche un costo della vita sensibilmente inferiore.

Non dimentichiamoci però che nella regione del Kyushu (Fukuoka ne è la città più importante) è prodotto il 10% del PIL giapponese e abita il 12% della popolazione nipponica.

Pur non essendo un esperto di marketing o economia, vi posso dire con certezza, vista la mia esperienza, che Fukuoka è un eccellente “test market” per ogni tipo di impresa.

Qui troviamo in termini di ampiezza, sofisticatezza e eterogenia un ottimo campione di consumatori.

In altre parole, un impresa che riesce a entrare nel mercato a Fukuoka con molta probabilità non incontrerà problemi in altre aree del Giappone.

Voglio ricordare, inoltre, che questa città è stata inserita nella lista delle “Strategic Special Zone” dal governo Abe.

Molto si è fatto per attrarre investitori esteri grazie a questo progetto: incentivi fiscali, procedure semplificate per il visto, agevolazioni bancarie, ad esempio.

Il mio studio da tempo sta collaborando con il governo della città di Fukuoka per dare consulenze gratuite a chi ne ha di bisogno, in particolar modo per chi vuole aprire una “Start Up”.

In conclusione, posso dire che qui troviamo un terreno fertile e condizioni favorevoli per iniziare un business, specialmente per gli stranieri.

      • A suo avviso, quali sono i problemi che un imprenditore/investitore può incontrare in Giappone?

Il primo scoglio è sicuramente il visto (VISA).

Tuttavia, come già detto in precedenza, molto si sta facendo nella direzione di renderlo più agibile, soprattutto per chi viene qui ad investire.

Il Giappone sta cambiando e anche i suoi confini si stanno pian piano aprendo. Altro scoglio sono le numerosi restrizioni che possono essere previste sia a livello nazionale che locale e, quindi, a volte difficili da scovare.

Tuttavia, da avvocato, direi che il problema maggiore sono le regole non scritte: in Giappone vi è una specie di “legge” che c’è ma non si vede.

Come vi dicevo prima, il paese si sta trasformando, ma rimane pur sempre molto conservatore: un paese in cui la forma è spesso più importante del contenuto.

A titolo personale, penso che senza una buona conoscenza della cultura e della società giapponese fare impresa sia ancora arduo, specialmente quando si parla di business innovativi.

Intervista realizzata per FocusGiappone da CHIARA FAZZINI