HIROSHIMA: LA CITTÀ DEVASTATA

6 agosto 1945, ore 8.15 – segna l’orologio da taschino di una delle vittime che si fermò in quell’istante quando l’Enola Gay, il bombardiere americano pilotato da Paul Tibbets, sganciò la prima bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima, che detonò a un’altezza superiore ai 500 metri provocando l’annientamento di migliaia di persone, tra cui molti studenti che si trovavano sopra il luogo dell’esplosione, intenti a costruire dei muri tagliafuoco come precauzione per degli eventuali bombardamenti alla città.

L’inferno che si scatenò fu atroce e riviverlo attraverso i numerosi reperti e foto presenti al Museo e Memoriale della Pace riesce a trasmettere solo una piccola parte di ciò che la città e le famiglie hanno vissuto.

È stato molto interessante entrare nella vita delle persone coinvolte in questa tragedia attraverso degli oggetti o indumenti appartenuti in gran parte a ragazzini e ragazzine che, ustionati, mentre perdevano pezzi di carne dagli arti con i vestiti fusi ad essi, si dirigevano verso quello che restava delle loro abitazioni per morire dopo pochi giorni tra terribili sofferenze.

È possibile leggere la storia di ognuno di loro e di riviverla attraverso le poche testimonianze che restano, perché in alcuni casi non si è neppure riusciti a trovarne i corpi.

 

Moltissimi sono anche gli utensili da cucina e gli oggetti di tutti i giorni che sono rimasti com’erano quel giorno di 70 anni fa; bottiglie di vetro schiacciate come fossero di plastica, pentole con dentro del cibo carbonizzato o delle tegole fuse che non si riconoscerebbero neanche, se non vi fosse la targhetta identificativa di ciò che si sta osservando.

 

Alcune delle persone più sensibili distoglievano lo sguardo mentre si passava davanti a delle teche contenenti brandelli di carne o quello che restava di una mano di cui si intravedevano solo le falangi carbonizzate mentre il resto delle dita era sparito.

Il tempo all’interno del museo trascorreva lentamente mentre davanti ai miei occhi passavano una quantità enormi di cose difficili da dimenticare.

In lontananza il suono della campana della pace si avvertiva lungo tutto il parco mentre un coro intonava delle canzoni sulle rive del fiume Motoyasu.

Molte altri sono i monumenti commemorativi: il cenotafio per le vittime, la fiamma della pace, la campana e molti altri tra cui il monumento dedicato ai bambini dove vi sono moltissimi origami che vanno a formare diverse scritte o disegni.

Attraversando l’intera area del parco si giunge, infine, al Memoriale della Pace, un edificio ampiamente danneggiato dalla bomba che esplose a soli 150 metri di distanza, e che rappresenta ancora oggi l’orrore legato alle armi nucleari, divenendo dal 1996 parte dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

 

Altro punto di interesse della città di Hiroshima è il suo castello, circondato da un grande parco dove è situato anche il tempio di Gokoku, dove in quel fine settimana si stava svolgendo la cerimonia religiosa di shichi-go-san.

Alto cinque piani, il castello fu ricostruito nel 1958, dopo essere stato distrutto dalla bomba atomica che colpì la città; esso presenta al suo interno diversi reperti antichi, nonché una collezione di katane, diverse armature di samurai e la ricostruzione di una loro dimora.

Dall’ultimo piano si può ammirare la vista di un’intera città che non dimentica il passato vissuto.

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Bortolotti Eleonora