Giappone: richieste di congedi di paternità in aumento

In una società come quella giapponese, in cui l’educazione della prole è da sempre quasi completamente curata dalla figura materna, sta sorgendo la necessità di un maggior coinvolgimento del padre nella crescita dei figli.

Il congedo di paternità era una diritto di cui, fino a poco tempo fa, in pochissimi usufruivano: la situazione sta pero` gradualmente mutando grazie anche al governo, impegnato seriamente nella sensibilizzazione sul tema.
La legge prevede che i dipendenti abbiano il diritto di usufruire del congedo parentale fino al raggiungimento del primo anno di età (o del secondo anno, al verificarsi di particolari condizioni) del nuovo nato.
Secondo alcuni funzionari del personale, molti dipendenti sarebbero restii a fare richiesta del congedo parentale per via dell’ambiente lavorativo o per la preoccupazione che questo possa comportare degli svantaggi salariali o di crescita professionale.
Da maggio del 2015 il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare ha avviato una campagna per spronare i lavoratori uomini a richiedere il congedo parentale: il Ministero ha iniziato ad obbligare per legge i dirigenti aziendali a motivare le ragioni attraverso la presentazione di una relazione, in tutti quei casi in cui i lavoratori idonei si astengano dall’inoltrare la richiesta.
Come risultato, nel 2016 le percentuali dei lavoratori maschi che hanno presentato richiesta sono aumentate.

Resta un divario profondo tra i risultati ottenuti nell’ambito privato e in quello pubblico, con proporzioni molto più basse nel settore privato dove i controlli non possono essere cosi pervasivi e l’ambiente lavorativo profondamente diverso.
Anche il Primo Ministro Shinzo Abe, in occasione di una cerimonia lo scorso dicembre ha precisato l’importanza di una maggiore presenza paterna all’interno della famiglia, esortando ad un cambiamento nel modo di pensare soprattutto degli uomini.

R.D.