Giappone: questo non è un Paese per tatuati

L’agenzia del Turismo Giapponese ha pubblicato lo scorso mercoledì i risultati di un sondaggio in cui si chiedeva a quelle strutture presenti sul territorio nazionale dotate di impianti termali se rifiutavano l’ingresso ai visitatori tatuati.

Il 56% ha risposto di sì e il 31% di loro non ammette nemmeno persone con tatuaggi neanche se quelli possono essere coperti da cerotti o asciugamani.

Recentemente il numero di visitatori stranieri In Giappone è aumentato, con 15 milioni di presenze che si vorrebbero portare a 20 in vista delle Olimpiadi del 2020.

Sempre secondo la stessa agenzia che ha condotto l’indagine, un terzo dei turisti che si recano in Giappone indica gli onsen, le stazioni termali, come motivazione del loro viaggio subito dopo il cibo e lo shopping.

Tuttavia sono stati molti gli stranieri che si sono lamentati proprio per non essere riusciti a visitarli a causa dei loro tatuaggi.

2015111800Gli irezumi (入れ墨 o 刺青), i tatuaggi tradizionali giapponesi, vengono infatti associati alla yakuza, la criminalità organizzata, e molte istituzioni bandiscono chi li possiede da quei luoghi pubblici in cui potrebbero recarsi famiglie e anziani.

In un altro sondaggio, questa volta rivolto ai cittadini giapponesi, il 60% degli intervistati si dice infastidito al pensiero di dover condividere un momento rilassante come il bagno con qualcuno di tatuato, sia quello giapponese o straniero.

Nel 2013 era balzata su tutti i giornali la notizia della donna maori che era stata espulsa da un onsen in Hokkaido a causa dei tatuaggi tradizionali che aveva sul viso.

Il direttore della struttura aveva motivato la scelta spiegando che si era voluto evitare di arrecare danno agli altri avventori, per non metterli cioè nella condizione di doversi sentire minacciati da un simbolo proveniente da una cultura diversa che faticavano a comprendere.

Tuttavia, seguendo la moda europea e americana, sono sempre di più giovani giapponesi che hanno tatuaggi che mostrano apertamente in pubblico e, anche se appare improbabile che la popolazione giapponese diventi largamente “tattoo friendly”, sono già molti i siti in cui è possibile trovare liste delle varie strutture che non vietano l’ingresso a nessuno.

Così che anche i turisti amanti dell’inchiostro possano pianificare per tempo la loro visita senza correre il rischio di dover rinunciare al rilassante piacere delle terme.

Chiara Bronzini