Doro-uchi matsuri: il festival del “lancio del fango”

Durante l’anno, in Giappone, si svolgono centinaia di festival.

Alcune di essi, come ad esempio quello dell’Obon di agosto, sono festività nazionali e vengono celebrate ovunque.

D’altra parte ci sono, invece, feste tradizionali locali, legate alle radici storiche e culturali di ogni specifica città, sia essa una metropoli internazionale o un piccolo paesino rurale: un qualcosa che, volendo fare un parallelo con l’Italia, potrebbe essere paragonato alle sagre che festeggiano i santi patroni della città.

doro-uchi matsuri
(Foto) www.city.asakura.lg.jp

Queste feste locali sono molto sentite dagli abitanti, che vi infondono annualmente enormi sforzi per la loro riuscita. Alcune di queste sono così peculiari da aver raggiunto una fama tale da varcare i confini locali, attirando visitatori anche dalle vicine regioni, che arrivano in massa per unirsi ai festeggiamenti.

Il Doro-uchi matsuri (泥打祭り), che può essere tradotto come il “festival del lancio del fango”, è una di queste feste locali di grande richiamo per tutta la regione in cui è situato. Viene, inoltre, inserito in un gruppo di festival definiti ‘kisai’ 奇祭, ovvero festival strani, tanto il suo svolgimento è fuori dall’ordinario.

Questo festival si svolge il 28 marzo nei pressi del santuario di Hosaka Aso.

Situato nella piccola cittadina di Asakura, nella provincia di Fukuoka, questo santuario venne edificato nel 1692 e dedicato ad una divinità della maternità.

Il festival si ripete da almeno 300 anni e nel 1958 è stato inserito dal Comune di Fukuoka nella lista dei Beni Culturali da preservare.
Lo svolgimento consiste nel lancio di fango su di un monaco che impersona la divinità del campo di riso, in modo da predire la qualità del futuro raccolto.

Nel giorno del festival un monaco, scelto annualmente a sorte, indossa delle rituali vesti bianche e siede in un’area sacra del santuario.

A quel punto 12 bambini di 5-6 anni circondano il monaco e versano contemporaneamente sul suo corpo del fango. Dopodiché il monaco inizia a camminare verso una statua del dio protettore dei viaggi, collocata circa 500 metri più avanti rispetto alla sua posizione di partenza.

Lungo il tragitto, la gente ammassata ai bordi del percorso lancerà sul monaco ulteriore fango preparato in precedenza lungo la via. Il fango renderà la strada scivolosa, e la vista del monaco quasi accecata, ma nonostante tutto giungerà lentamente alla statua.

Si dice che più fango rimarrà addosso al monaco al termine del percorso, più l’anno avrà un abbondante raccolto.

Luca Righetto