Come essere Indiana Jones in Giappone: Iya Kazurabashi

Vi è mai capitato di realizzare uno dei vostri sogni ad occhi aperti più improbabili e quando ci siete davanti, di sentirvi paralizzati dalla paura? A me è successo in Giappone, più precisamente nella valle di Iya, nello Shikoku.
Fin da bambina, sono sempre stata appassionata di film e serie di avventura, incentrate su tombaroli/archeologi più interessati ai tesori da cercare che al passato da proteggere… Tomb Rider, La Mummia, Indiana Jones, Relic Hunter, The Librarian… Li ho visti tutti ed, immancabilmente, in ognuno di quei film c’è il classico ponte di legno sospeso nel vuoto che l’eroe di turno attraversa, correndo con la stessa calma di Usain Bolt, inseguito da orde di nemici. Potete, quindi, immaginare come mi sia sentita eccitata nel venire a sapere dell’esistenza di Kazurabashi a Iya (祖谷かずら橋), uno dei tre ponti sospesi superstiti dei tredici che attraversavano in precedenza la valle. Mi sembrava che fossero venuti Natale e il mio compleanno in anticipo.

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Quando me lo sono trovato davanti, però, di fronte ad una visione del genere, mi è mancato il coraggio.
Non tanto per i suoi 45 m di lunghezza che si estendono sul fiume Iya a 14 m di altezza, quanto per la distanza non indifferente presente fra un asse e l’altra.
Il fatto poi che possa essere attraversato solo in una direzione e anche da gruppi numerosi non ha contribuito a rassicurarmi. Di conseguenza, l’appassionata di tombaroli, colei che da bambina voleva fare dell’archeologia il suo futuro sull’esempio di Sidney Fox (Tia Carrere nella serie televisiva “Relic Hunter”), ha attraversato il ponte tenendosi aggrappata spasmodicamente ai viticci e guardando bene dove appoggiava i piedi. Decisamente non come Indiana Jones.
In ogni caso, una volta rassicuratami della tenuta del ponte, mi sono concessa anche di ammirare il panorama, che, lasciatemelo dire, toglie assolutamente il fiato. Infatti, lo sguardo è libero di spaziare dal cielo incorniciato dagli alberi sopra di voi fino all’acqua gorgogliante ed impetuosa del fiume al di sotto dei vostri piedi. Alla fine, come da manuale, non volevo più scendere.
Ho scoperto solo dopo che, in realtà, per ragioni di sicurezza, il ponte è ancorato a degli alberi di cedro mediante cavi di ferro nascosti fra i viticci, ma questa scoperta non ha smorzato il mio entusiasmo. Che ci fosse il ferro o no, resta il fatto che ho attraversato un ponte di legno sospeso nel vuoto che viene demolito e ricostruito ogni tre anni. Proprio qui, secondo me, sta la temerarietà e lo spirito avventuriero di chi vuole sentirsi Indiana Jones per una mezz’ora. Raccomando la visita nel periodo autunnale, verso fine ottobre o inizio novembre, quando la stagione dei kouyou (紅葉) è al culmine del suo splendore.

Nicole Carlucci