Alla scoperta di Fukuoka: Nakasu Kawabata

La città di Fukuoka, nonostante sia poco conosciuta agli occhi dei turisti europei, più la si vive e più la si ama.

Si possono trovare tutte le cose che ci si aspetta di trovare in Giappone e molto di più!

Vi voglio parlare di quella volta in cui mi sono “persa” camminando per le strade di Fukuoka e ho scoperto la zona nelle prossimità della fermata della metropolitana di Nakasu-Kawabata.

Situata tra la centralissima fermata di Tenjin e quella di Gion, viene spesso ricordata per la vicinanza al quartiere a luci rosse di Nakasu, ma quello che voglio raccontarvi è ciò che mi ha colpito nei suoi dintorni.

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La prima volta sono arrivata un po’ per caso uscendo dalla stazione di Tenjin e camminando verso Gion, passando davanti al grattacielo della ACROS Fukuoka Foundation.

Il ponte che collega la zona di Tenjin e quella di Nakasu mi ha subito offerto una vista sul fiume e ho potuto vedere in lontananza Canal City.

Fortunatamente il cielo era senza nuvole e il fiume era così limpido da poter vedere il fondo: è stata la prima volta che ho sentito odore di mare da quando sono arrivata a Fukuoka.

Come ogni passeggiata diurna a Nakasu che si rispetti non ho potuto non fare un salto da Don Quijote.

Appena adocchiata l’insegna sono stata subito presa da un po’ di nostalgia di Tokyo e dei pomeriggi interi passati tra gli scaffali zeppi di cose e i piani infiniti di quello di Roppongi.

Anche questo non è da meno devo dire, e, ovviamente, per uscire mi sono persa almeno due volte, ma sono anche stata così brava da non comprare nulla e appuntarmi mentalmente le cose che devo assolutamente acquistare prima di tornare a casa.

Una volta uscita da DonKi ho proseguito imbattendomi in Kawabata Dori. Che dire, mi sono innamorata.

Kawabata Dori è una classica arcade giapponese, del tutto simile all’omonima di Kyoto, in cui potersi perdere nei piccoli negozi tradizionali tipicamente giapponesi: si può trovare il negozio che vende oggetti di culto buddisti e incensi, il negozio che vende stoffe e veri e propri kimoni e yukata, ma anche negozi che si sono adeguati allo scorrere del tempo e che agli oggetti tradizionali alternano souvenir per i turisti.

Percorsa quasi tutta la Kawabata dori mi sono imbattuta, per caso, in uno dei posti che volevo vedere più di ogni altra cosa quì in Fukuoka: l’Owl Family Cafe.

Sfortunatamente, essendo lunedì, erano chiusi quindi ho dovuto trattenere il mio desiderio quasi irrefrenabile di fiondarmi dentro e accarezzare e coccolare quanti più gufi possibili. Ahimè sarà per un’altra volta. Si spera.

All’uscita di Kawabata dori ero rassegnata al dover tornare indietro perché la fame cominciava a farsi sentire.

Invece, alla mia sinistra ecco spuntare quello che a prima vista sembrava essere un piccolo santuario shintoista ma che in realtà, una volta salite le scale, si è rivelato essere un vero e proprio tempio a tutti gli effetti, il Templio Kushida o, come lo chiamano i giapponesi, “Okushida-san”.

Dedicato alle divinità Ohatanushi-no-mikoto, Amaterasu-omikami e Susanouno-mikoto è stato, secondo la leggenda, fatto costruire dall’imperatrice Koken nel 757 e pare che persino Toyotomi Hideyoshi abbia contribuito al suo restauro.

Oggi è uno dei punti focali delle celebrazioni durante l’Hakata Gion Yamakasa festival, che si svolge nel mese di luglio.

La sua bellezza e la maestosità degli Yamakasa tenuti al suo interno mi hanno lasciato senza parole dal primo momento in cui vi ho messo piede.

Pensare che un tempio così grande possa essere situato in una parte così centrale e così vicino ad un quartiere a luci rosse è stato un duro colpo per la mia mentalità occidentale influenzata da pregiudizi di stampo cattolico cristiani assimilati nel tempo.

Sono riuscita a visitarlo tutto senza fretta grazie alla mancanza di turisti che probabilmente come me non si aspettavano un tempio in una zona del genere e ne sono grata.

Consiglio a tutti di vederlo ma magari non nel periodo del festival poiché immagino che gli abitanti di Fukuoka si riverseranno tutti lì per festeggiare insieme e le possibilità di ammirare la sua bellezza sarebbero scarse.

Carolina Ciociola